Il Cammino non è spazio, è tempo… 1


IL CAMMINO NON E’ SPAZIO, E’ TEMPO
TEMPO DI PROGRESSO
DOVE LA RAGIONE E L’ESPERIENZA INCUBANO LA SAGGEZZA.

Cruz

In tempi antichi il termine “peregrinare” significava “andare per terre sconosciute”, il peregrino era lo straniero; poi il Cristianesimo utilizzo’ la parola per dargli un connotato religioso “andare in pellegrinaggio ad un luogo sacro”.
In ogni caso, ancora oggi, pellegrinare, andare in cammino, fare un cammino, significa partire da casa, chiudere la porta di casa e lasciare tutta la quotidianità “normale” con annessi e connessi dietro di sé, accettando di trovarsi in terre sconosciute, con lingue, usi e costumi diversi, senza sapere dove dormire, mangiare, giorno dopo giorno, confrontandosi con difficoltà quotidiane e con la propria capacità di risolverle, scoprendo se stessi e gli altri, nuovi orizzonti e nuovi rapporti…fino al momento in cui la nostra fisiologia cambia e si esce dai ritmi consueti per acquisire quelli del cammino di lungo corso.

Lo spazio é quello che ci circonda, ma é il tempo che é importante.

Il tempo che ci siamo conquistati per andare in cammino e staccarsi dal nostro tran tran, dai riti e dagli obblighi imposti della società moderna.

Il tempo che abbiamo dovuto penare per vedere il nostro corpo ed il nostro spirito uscire da questa routine e mettersi a riflettere, pensare, sognare, schiarirsi, aprirsi.

Il tempo per se stessi e per gli altri. Solo il tempo lungo del cammino permette tutto questo.

Si puo’ camminare su sentieri tracciati, attrezzati, frequentati, ma si puo’ andare a peregrinare in terre sconosciute, come ai vecchi tempi, quando i cammini segnati non erano altro che semplici idee nella testa di pochi precursori.

E questo lo dobbiamo ai precursori, dobbiamo difendere lo spirito del cammino, del cammino come tempo di riflessione e di scoperta.

Perché il cammino é tempo dove si può  riflettere, osservare, incontrare, confrontare ed acquisire coscienza di quello che siamo e di quello che potremmo essere, di quello che facciamo e di quello che potremmo fare.

Il cammino non é di tutti!

Il pellegrinaggio é di tutti: paghi la quota, prendi un bus, un treno, un aereo e ti portano ai santuari, alle città sante.

Una gita, un’escursione, una scampagnata, un trekking sono di tutti.

Certo un cammino può anche essere un pellegrinaggio o un trekking, se fatto in un certo modo.

Ma mai un cammino può essere business organizzato e chi si nasconde dietro la formula : “il cammino é di tutti” racconta frottole e si difende dal fatto di fare soldi con i viaggi organizzati spacciandoli per cammini. Fare un cammino non é pagare per farsi guidare su un tracciato in gruppo organizzato.

Dov’é la paura dell’incognito che bisogna superare? dov’é la lingua che bisogna cercare di capire per poter nutrirsi, alloggiare, dialogare? dov’é la scoperta dei propri limiti e delle proprie possibilità? dov’é il superamento delle barriere ed il ritrovamento della propria socialità?

Certo si può  fare un cammino in coppia, in tre o più persone, ma tutti coloro che hanno fatto questa scelta vi diranno che alla fine ognuno lo aveva vissuto il modo diverso e che se fosse stato solo, forse le cose sarebbero andate in altro modo.

Non sto parlando di chi fa i 100km per il pezzo di carta o di chi saltella in bus o taxi da un albergue all’altro o di chi viaggia con grossa carta di credito e piccolo zaino (e forse neanche quello).

Sto parlando di un cammino che permette al tempo di fare il suo lavoro, di favorire coscienza ed esperienza.

Allora, in questo mondo di tante ideologie e di poche idee, di tanto compromesso trasformista mediatico, spacciare il fatto di organizzare percorsi a pagamento come dei gruppi di coscienza sociale sotto l’egida di un “leader” guida del “movimento” che porterebbe al cambio societale, mi fa ridere.

Se volete davvero cambiare la società, organizzatevi per la rivoluzione!

Le chiacchiere, anche se scritte bene, restano chiacchiere.

Da anni società commerciali organizzano percorsi pagando il capogruppo (Avventure nel mondo per esempio), ma nessuno si permette di mistificarlo sotto la voce “fare il cammino”.

Chi ha fatto davvero un cammino sa bene che cosa significa e che cosa porta e merita rispetto.

E non saranno i camaleonti del business turistico religioso a cambiare la natura del cammino perché quella é personale e dipende da ognuno di noi, come la coscienza e l’esperienza che se ne traggono e che producono la saggezza propria a ciascuno e solo sua.

Dai radical-chic ai bigotti di professione, tutti cercano di appropriarsi del cammino, ma di quale cammino?

Di cammini tracciati ne esistono decine in tutto il mondo e con varie destinazioni. Il cammino di Santiago, dice la gente pensando al camino francès (che é tale solo dopo Puente al Reina), l’autostrada organizzata dove ti portano lo zaino, ti prenotano il letto ed il pasto, ti asfaltano il tracciato perché tutti possano farlo, anche le roulottes, le moto, le auto…dove le chinches (pulci da letto) albergano succhiando sangue ai pellegrini massificati… dove ogni anno i prezzi aumentano di un euro ed ogni 4km in media si trovano albergues e bar alla caccia dei clienti… dove in estate c’é una densità di 4 pellegrini per metro e la corsa ai posti letto…

Un cammino o un tracciato di business organizzato?
Per fare un vero cammino sul “francès” bisogna per forza andarci fuori stagione oppure provare altri percorsi, ché ce ne sono ovunque.

La scelta di andare in cammino é personale e libera e lo spirito del cammino lo si conquista facendolo, non vendendo fumo, che siamo vecchi del mestiere e pellegrini non per caso.

Buon cammino a tutti, flavio

PS: Dopo questa esperienza, la prossima volta che sentirò utilizzare il termine “pellegrino” in maniera commerciale mi indignerò ancora di più!

Si, perchè i pellegrini sono gente tosta.

Innanzitutto, loro VANNO, questa è la loro caratteristica principale e già questo aspetto li eleva rispetto al resto del mondo che normalmente è FERMO.

Inoltre, è il modo che hanno di ANDARE da rispettare ulteriormente: loro camminano, lenti, silenziosi, imperterriti. Camminano con il sole e con la pioggia, con scarpe tecniche e con sandali, su strade battute e nel fango, in condizioni favorevoli e avverse, camminano sempre.

E lo fanno sottovoce, a testa bassa, senza annunci, senza pubblico nè avversari.

E hanno sempre un sorriso pronto per chiunque, un augurio e un saluto incoraggiante.

E non pagano per andare o farsi guidare.

Qualità rare e notevoli, specie in questi tempi. Ode ai pellegrini!

Flavio


Un commento su “Il Cammino non è spazio, è tempo…

  • Grazia Antonaz

    Vedi, hai interpretato il mio pensiero; ritornata dal Primitivo mi sono disamorata del pellegrinare troppo acclamato (100 km per la compostela, vacanze a basso costo ecc.)

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