esiste un cammino a Santiago o no (versione italiana)
Y a-t-il (versione francese)
APPROFONDIMENTI (in francese, saranno tradotti)
Magali Cheynet la route des pélerins
CAMMINO DI SANTIAGO ? (Studio per la Fondazione David Parou- Dénise Péricard Méa)
René Frottier, marchese de La Coste-Messelière, archivista paléografo, specialista incontestato di Compostella, faceva parte di quella linea di ricercatori che volevano confermare e consolidare l’esistenza dei “quattro cammini storici” venuta alla luce nel 1882 con l’edizione latina del Libro IV del Codex Calixtinus di Santiago di Compostella (1), uno dei cinque libri d’un manoscritto del XII secolo, conservato negli archivi della cattedrale di Compostella. Le ricerche erano state rilanciate dalla pubblicazione nel 1938 di una traduzione di questo testo, sotto il titolo di « Guida del pellegrino ». Nel marzo 1959, durante una conferenza a Parigi (2), René de La Coste fu il primo a garantire che l’afflusso dei pellegrini aveva fatto nascere lungo le strade medievali degli “ostelli… e degli ospitali”. Si basava sull’asserzione, non verificata, della famosa «guida», secondo cui degli ospitali erano «stati installati nei luoghi dove erano necessari…per il riconforto dei santi pellegrini, il riposo degli indigenti, la consolazione dei malati, la salvezza dei morti, l’aiuto ai vivi»(3). A giugno 1965, organizzava agli Archives Nationales a Parigi, una esposizione intitolata «Pèlerins et chemins de Saint-Jacques en France et en Europe», in cui raccomandava di realizzare uno studio d’insieme delle “migliaia d’ospitali per viaggiatori dove i pellegrini erano privilegiati”.
Un buon progetto che avrebbe dovuto cominciare da uno studio critico della «Guida del pellegrino», dalle sue origini, finalità, area di diffusione… Preso dalla sua passione per Compostella, René de La Coste non ha voluto pensarci, convinto che questi ospitali erano nati dalle folle sulla strada di Galizia. Nel 1967, per lui, questa esistenza di una “rete ospitalaria” al servizio dei pellegrini di Santiago era definitivamente certa. Dichiarava durante una mostra per i 300 anni dell’ospitale di Cadillac-sur-Garonne (4): «Dal Medioevo, la devozione alla tomba di san Giacomo ha messo sulle strade dei milioni di uomini e donne… Bisognava sovvenire ai bisogni di queste folle… Così nacquero degli stabilimenti, come ospizio, ostello e ospitale, che formavano una vera rete ospitalaria, e costituenti degli elementi fondamentali della storia degli ospitali… Questa rete ospitalaria, che trova la sua origine nel pellegrinaggio a Compostella, copre tutte le contrade che formano oggi i paesi occidentali… Diventa particolarmente densa dai paesi della Loira fino in Galizia». Queste affermazioni non erano forse dovute all’entusiasmo per una mostra particolarmente riuscita ? Su cosa si basava? Essenzialmente su dei lavori di storia ospitalaria (5), che facevano spesso risaltare delle disposizioni speciali prese in numerosi stabilimenti, dove i pellegrini, mescolati «a tutti i poveri viaggiatori, erano ospitati per tre giorni ed anche più», se il clima era cattivo, come evoca una tradizione a Issoudun nel 1502 (6) o, più tardi, a Cadillac-sur-Garonne, che riservava “sei letti per i poveri pellegrini, passanti bisognosi”.
La grande parola “rete” era lanciata ed i ricercatori appassionati di Santiago, desiderosi di trovare questi milioni di pellegrini, che René de La Coste gli offriva, si sono lanciati su questa manna ospitalaria, sentendosi autorizzati ad affermare che ogni menzione di pellegrino riguardava solo il pellegrino di Compostella… Da lì a credere e ad affermare che gli ospitali erano pieni di pellegrini compostellani e di nessun altro… Nel 1978, al Colloquio di Fanjeaux «Assistance et charité», René de La Coste aggiungeva altra confusione, sottolineando quante “storie di pellegrinaggio, in particolare a Compostella, e storie di stabilimenti ospitalari sono strettamente collegati”. Ed aggiungeva :”non ci deve sfuggire che il vocabolo san Giacomo da solo non basta a segnare una vocazione pellegrina a questi ospitali, ma ha comunque valore indicativo”. Sapeva che non tutti gli ospitali san Giacomo erano stati fondati per i pellegrini jacobei, ma ormai era tardi, aveva già lanciato un’ideologia senza fondamenta scientifiche. Molti storici amatoriali ormai affermavano che ogni ospitale san Giacomo e pure ogni altro ospitale esisteva solo per Compostella.
1987, Il cammino di Santiago, primo itinerario culturale europeo
Il 23 ottobre 1987, Il Consiglio dell’Europa, da Compostella, ufficializzava l’esistenza del “Cammino di Santiago” come primo Itinerario culturale europeo. Proponeva di cercare, al di là dell’economia e della finanza, di costruire l’Europa ritrovando una identità storica comune che possa servire a riunire tanti paesi dal nazionalismo esacerbato. Scommetteva che le differenze, religiose in particolare, posteriori al Medio Evo, sarebbero state cancellate, facendo risorgere dalla memoria collettiva il ricordo antico dell’unione intorno ai luoghi sacri e delle grandi migrazioni dei popoli del nord verso i paesi del Sole. Un grande movimento era lanciato. Concretamente, secondo le raccomandazioni ufficiali, si trattava di identificare questi cammini ed il patrimonio architetturale che avevano, tra cui gli ospitali, e di porvi la segnaletica apposita.
Il senso dell’umano nella società, le idee di libertà e di giustizia, e la fiducia nel progresso, sono dei principi che storicamente hanno forgiato le differenti culture che creano l’identità europea. Questa identità europea culturale é, oggi come ieri, il frutto dell’esistenza di uno spazio europeo, carico di memoria collettiva e percorso da vie e cammini che superano le distanze, le frontiere e le incomprensioni.
Questa idea generosa aveva già avuto i suoi esperimenti. Dopo la guerra civile in Spagna nel 1938 qualche “pellegrinaggio” era servito per avvicinare la Spagna e la Francia cattoliche. Dopo il ’68, il turismo automobilistico, le ferie pagate, l’attrazione del “sole” caldo del Sud dell’Europa, avevano fatto il resto. Il gusto del “bucolico”, dell’”agreste”, dell’”altrove” ci si erano mescolati, dei camminanti avevano in seguito cominciato a seguire dei sentieri in partenza dal Puy en Vélay negli anni ’70, quando erano apparse le prime descrizioni di percorso. Poco a poco, discretamente, degli Europei si erano messi in movimento… e nel 1982, anche papa Giovanni Paolo II, europeo dell’Est, era venuto a Compostella, da dove lanciava l’appello per l’Europa cristiana, faro del mondo.
Il documento storico di base, poiché necessariamente ne serviva uno, fu l’ormai celebre “Guida del pellegrino” del Codex Calixtinus che spiegava:” ci sono quattro strade che andando a Santiago si riuniscono in una sola a Puente-la-Reina, in territorio spagnolo. Una passa per Saint-Gilles du Gard, Montpellier, Toulouse ed il Somport ; un’altra per Notre Dame du Puy, Sainte-Foy de Conques e Saint-Pierre de Moissac ; un’altra per Sainte-Marie-Madeleine de Vézelay, Saint-Léonard nel Limousin e Périgueux ; un’altra per Saint-Martin de Tours, Saint-Hilaire de Poitiers, Saint-Jean d’Angély, Saint-Eutrope de Saintes e la città di Bordeaux”. Delle cartine erano state presentate da Jeanne Vielliard nella prima edizione del 1938 della Guida, citando unicamente i soli luoghi presenti nel Codex Calixtinus. Francis Salet prolungò, senza alcuna base storica, queste strade su una grande mappa che piazzò sul muro di una sala del Museo dei Monumenti Francesi a Parigi, cosa che, dato il luogo, portava a pensare che fosse tutto vero. Fu seguito da René de La Coste-Messelière nel 1958, copiato a sua volta verso il 1975 da D. Derveaux che disegnò una magnifica mappa datata 1648 (sic !), che era tanto bella quanto falsa, anche se la vendono ancora nelle librerie dei Musées Nationaux…
Il Consiglio d’Europa cavalca l’onda e afferma, già nel 1989: ” la nostra azione si é allargata a nuovi orizzonti geografici per raggiungere tutti i luoghi dell’Europa, dai Paesi Scandinavi all’Italia e Grecia, dai Paesi Slavi e Sassoni alle Isole Britanniche e l’Islanda, fino a ritrovare in tutta la sua grandezza la Via Sancti Jacobi che portava i pellegrini fino a Compostella” (7). Da qui una carta ancora più vasta ed un programma di segnaletica all’altezza !
1998, dei monumenti e dei pezzi del “cammino francese di Santiago” assurti dall’UNESCO al rango di Patrimonio dell’Umanità.
Il Camino francés spagnolo era stato dichiarato Patrimonio mondiale nel 1993, la Francia voleva la stessa cosa. Il Ministero della Cultura depone dei dossier nel 1997, che avrebbero dovuto essere basati su fatti storici, ma che sono invece opera di pellegrini, trekkers e politici. Degli ispettori dell’ICOMOS (International Council On Monuments and Sites) hanno fatto delle inchieste presso tre organismi per verificare se i dossier corrispondevano ai criteri fissati dall’UNESCO:
1 – la Société des Amis de Saint-Jacques a Parigi, che ha delegato tre persone: due vecchi pellegrini (uno ex ingegnere, l’altro commerciante) e la segretaria che era rimasta al 1950;
2 – la Fédération Française de Randonnée Pédestre, che non ha nessuno storico tra i membri delegati;
3 – l’Association interrégionale des chemins de Saint-Jacques (ACIR), che é un organismo turistico parapubblico di Toulouse.
Nessuna delle persone delegate era capace di verificare qualcosa di cui non avevano le basi scientifiche e professionali. Avevano letto dei testi tra la fine del XIX secolo e 1950. La Société des Amis de Saint-Jacques precisava a questo proposito, nel suo bollettino del primo trimestre del 1999, che non era vero che si stavano “classificando i cammini di Santiago in Francia”, perché erano solo pezzi di cammini scelti perché erano preservati come sentieri pedestri”. Così va la Storia, spesso basata su documenti falsi o mal interpretati e su inchieste che non furono fatte. Ma chissesenefrega. Sappiamo oggi che anche il documento iniziale, la Famosa Guida del Pellegrino, non é mai stata conosciuta in Francia, né altrove, prima della fine del XIX secolo !!!. Le ricerche di Alison Stones (8) l’hanno dimostrato, quelle di Bernard Gicquel l’hanno ben confermato (9). Ma anche se non é l’antenato delle guide Blu, delle guide del Routard o di quelle della Fédération Française de la Randonnée Pédestre, si continua oggi a brandirlo come testo sacro in ogni discussione o decisione di tracciare un nuovo cammino.
Un solo cammino di Santiago, l’autostrada Paris-Bordeaux
In realtà, solo la quarta via della Guida del Codex Calixtinus, da Tours, Poitiers, Saint-Jean d’Angély, Saintes e Bordeaux, quella che oggi é ancora la “route d’Espagne”, quella che ritroviamo sulla Cartina delle Poste del 1632 (10), solo quella é stata davvero conosciuta nel Medioevo sotto il nome di “Cammino di Santiago”. E’ nominata come tale, per esempio, nel 1324 da Amanieu VII d’Albret, che lascia in eredità denaro agli ospitali che si trovano “sul cammino peregrino (arroumieu) da Bordeaux a Pamplona per sostentare i poveri di Dio che sono lì ospitati, che faranno il pellegrinaggio al Signor Santiago” (11). – Nel 1465 dal ceco, Léon de Rosmital, che parla a Nantes, poi a Tours del “cammino che porta a Santiago”; per lui, la “borgata” di Belin é “accogliente ai pellegrini di Compostella…in mezzo a foreste deserte” e quella di “Saint-Jean de Luz sita in riva al mare… si trova ad essere un luogo di sosta del Cammino di Compostella”. – Negli Itinéraires de Bruges alla fine del XV secolo (12): “Da Bruges fino a Santiago per la Navarra, da Paris fino a Tours, per Vendôme o per Chartres. Da Tours fino a Santiago per Bordeaux”. – Un’altra menzione nel Delfinato nel XII secolo, al tempo in cui i Signori Borgognoni avevano stretti legami con Compostella, ed un’altra nella zona di Montpellier, nella stessa epoca.
Perché la Guida del pellegrino ?
Questa domanda si pose abbastanza presto agli spiriti curiosi e restò molto tempo senza risposta. Oggi, una risposta abbastanza soddisfacente viene data dalla lettura della “Cronaca di Alfonso VII”, scritta dopo il 1157 al momento della sua successione, molto agitata. La Guida del pellegrino sarebbe stata scritta per raccontare come il Re di Castilla ed Imperatore del Sacro Impero, Alfonso VII, aveva chiamato i signori della Grande Aquitania a diventare suoi vassalli. In effetti, la Cronaca lo descrive come ” il capo dell’Impero di tutti… Seguendo le gesta di Carlo (Carlomagno), é simile a lui. Loro furono uguali per razza, identici per la forza delle armi”. Spiega come Alfonso ha invitato i nobili originari di “tutta la Guascogna e di tutte le regioni che si estendono fino al Rodano, come pure Guglielmo di Montpellier… e i Poitevins in gran numero” a decidere di riunirsi a lui per “estendere le frontiere del suo reame dalle rive dell’Oceano, cioè dal monte di Santiago fino al corso del Rodano” (13). Ora, l’area geografica così evocata coïncide con la Cartina disegnata secondo la Guida, un’area di cui le frontiere sono delimitate dai quattro grandi santuari di Tours, Vézelay, Le Puy, Arles. Presentati come punti di partenza per Compostella, segnano i limiti estremi dell’influenza spagnola che cercano di preservare i partigiani del giovane re, Alfonso VIII, nipote di Alfonso VII. Ecco una spiegazione seria che può chiarire anche perché, verso 1160, Raoul II di Déols parta per Compostella, con i membri del suo seguito, tra cui un abitante di Issoudun, Jean Avenier (14), che egli menziona nel testo come “in partenza con me a Santiago”. Aldilà della devozione, é molto probabile che si mettesse in cammino per portare il suo sostegno ad Alfonso VIII. Le Vie della Guida inoltre non sono degli itinerari precisi. Sono delle indicazioni di luoghi o santuari, che sono i favoriti dei principi, che si cerca di attirare verso la Spagna. Non essendo state specifiche ai pellegrini di Compostella, non hanno dunque potuto generare una “rete ospitalaria” solamente destinata a loro.
Possiamo parlare di una rete ospitalaria ?
La certezza dell’esistenza d’un “Cammino” spinse Raymond Oursel (15), borgognone, archivista e grande pellegrino a piedi, a studiare negli anni ’60 il ruolo di Cluny nella nascita di questo “Cammino”. Egli sottolinea l’importanza dell’Ordine monastico, rimarcando che l’autore della Guida citava parecchi monasteri cluniacensi, Saint-Gilles, Moissac, Vézelay, Saint-Jean d’Angély, Saintes. Non di meno, costata che era solo una ipotesi, che poi abusivamente si era trasformata in una dottrina. Sottolinea l’importanza dei canonici di Sant’Agostino a Sainte-Christine du Somport ed a Roncisvalle; segnala la presenza dei Cistercensi e dei Premonstratensi nel Béarn, senza dimenticare gli Ordini militari in Spagna (Alcantara, Calatrava, Templari), e le abbazie benedettine non cluniacensi, come Saint-Géraud d’Aurillac o la Chaise-Dieu. Malgrado questa prudenza, numerosi ricercatori hanno adottato le idee più estreme ed hanno scelto come postulato che ogni commanderia, di qualsiasi ordine, ogni abbazia, che faccia o no accoglienza, ogni ricovero per infermi, ogni ospitale, dovesse figurare sulle carte come punti fermi sui Cammini di Compostella. L’idea della rete prevalse così durante qualche decina d’anni.
Ma questa idea di rete, anche se ammettiamo che non ci fossero veri cammini riservati solo ai pellegrini di Compostella, esisteva nelle mentalità medievali ? Una rete implica l’idea di un’organizzazione comune, d’una unità d’iniziative, di uno schema ordinato. I grandi Ordini (Cluny, Antonini, Hospitalieri militari: Templari, hospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme (Malta), Santiago) riuniti in reti loro, hanno pensato ai pellegrini di Compostella quando hanno impiantato le loro sedi ? hanno pensato anche ai pellegrini di altri santuari? L’ospitalità era la loro preoccupazione principale, essendo impiantati sui bordi delle strade? Infine, basta che abbiano accolto qualche pellegrino di Compostella per dire che facevano parte di una rete creata apposta per loro ?
Uno sguardo rapido delle strutture capaci di mettere in piedi e gestire queste reti ci mostra che questa idea non può essere storicamente attestata. Possiamo già eliminare Cluny, spesso evocato perché molto presente a Compostella nel XI e XII secolo. Non é per questo che i suoi centri in tutta Europa furono volti verso Compostella Se fosse stato così, gli archivi numerosi e prolissi dell’Ordine ne parlerebbero, in un modo o l’altro, ma non é così ! La rete cluniacense, che esisteva per davvero, é distribuita tenendo conto delle vie, ma l’ospitalità non é la sua finalità, anche se la praticano.
Gli Ordini hospitalieri.
Alain Demurger, specialista degli Ordini hospitalieri militari (16) verifica che le vie di Santiago non hanno attirato in modo particolare i Templari e gli Hospitalieri (Malta). Per un certo periodo ha creduto di aver trovato due ospitali nei Pirenei, a Luz e Gavarnie, poi dimostratisi infondati. Secondo lui, Templari e Hospitalieri hanno ricevuto donazioni ed acquistato un po’ dovunque in Occidente, comprese le vaste regioni dove possono circolare dei pellegrini di Santiago: “il borghese di Bayonne o il signorotto di Gascogne, che fa dono ai Templari o agli Hospitalieri, non pensa a Compostella, ma a Gerusalemme !”, ma aggiunge “che é ben evidente che, su una strada frequentata dai pellegrini nelle montagne pirenaiche o cantabriche, gli stabilimenti templari o hospitalieri esistenti ricevevano dei pellegrini e gli facevano l’elemosina”. L’Ordine degli Hospitalieri aveva anche degli ospitali su queste vie che portavano in Spagna, Saint-Jean-du-Saint-Esprit a Bayonne, per esempio. Nel 1408 questo Ordine degli Hospitalieri (Malta, che ha ricevuto dal papa tutte le proprietà confiscate ai Templari) trasforma l’antica casa templare di Toulouse in ospitale per pellegrini, senza però specificarne la destinazione, Santiago o altro. Un po’ più tardi, il grande priore dell’Ordine in Navarra fonda un ospitale a Puente-la-Reina, sul Camino francés. Nel Berry, gli archivi delle Commanderie dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme (hospitalieri di Malta), come quella di Ormeteau, non fanno alcuna menzione dell’esercizio dell’ospitalità. Come altrove, non hanno altra finalità che la produzione di beni e ricchezze da inviare in Oriente. Gli Antonini hanno curato il “fuoco di sant’Antonio”; le loro case, organizzate in una loro rete, hanno anche accolto dei viaggiatori, ma nulla di significativo riguardo i pellegrini. Adalbert Mischlewski (17), specialista di questo Ordine, ha cercato di stabilire una correlazione tra i loro insediamenti e le vie di Compostella. Ha seguito il percorso di alcuni pellegrini a Compostella nel XV secolo, su un tragitto dalla Svizzera e per la valle del Rodano. Ha costatato che talvolta sono accolti dagli Antonini. A queste case ne ha aggiunte altre conosciute su questo itinerario, fino ad arrivare a venticinque ospitalità diverse. Ma questa grande via porta in Spagna e non solo a Compostella. Possiamo osservare che quando un pellegrino si presentava era ricevuto come ogni altro viaggiatore. Lo stesso ricercatore ha poi cercato le Commanderie antonine lungo le « cosiddette quattro vie storiche » e ne risultano a malapena una o due su ognuna di queste. Forza é di riconoscere, come fa, che la forte presenza nella Valle del Rodano é dovuta alla casa madre di Saint-Antoine l’abbaye, e che il culto di sant’Antonio é forte in Italia. Se poi verifica che molte chiese antonine hanno come secondo patrono san Giacomo, come si può affermare che tutte le chiese di san Giacomo sarebbero state fondate per segnare le vie per Compostella ? Questa ipotesi del “tutto san Giacomo” é oggi largamente desueta. Questo doppio patronato, sant’Antonio-san Giacomo, non é il segno che questi ospitali che ricevevano malati si piazzavano sotto la protezione dei santi capaci di guarire (sant’Antonio) e di accompagnare il defunto verso il paradiso (San Giacomo della buona morte) ? Infatti, l’Epistola di san Giacomo maggiore, molto conosciuta, si preoccupa molto dei malati e dell’unzione proposta. Come possiamo dubitare che i malati siano stati spinti ad essere curati sotto così buoni auspici ?
L’Ordine di Santiago della spada
Gli appassionati di Santiago mettono in evidenza la fondazione di questo Ordine militare che doveva accogliere e difendere i pellegrini di Compostella. Effettivamente, l’ordine di Santiago e, prima di lui, la cattedrale di Compostella, ebbero al XII secolo delle proprietà in diverse regioni della penisola iberica, soprattutto sul camino francés, e nella Grande Aquitania a cui miravano Alfonso VII e Alfonso VIII. Questo Ordine di Santiago é nato nel XII secolo dalla fusione di due comunità galiziane, di canonici e di cavalieri. Nel 1170, hanno messo in comune le loro rendite e le loro vocazioni, fondando un Ordine militare ispirato ai Templari. Nel 1171, dopo aver aiutato il re Ferdinando II di Leon e di Galizia a prendere Caceres, l’Ordine prende il nome di “Congregazione dei fratelli di Caceres”, ma poco dopo l’arcivescovo di Compostella li incita a chiamarsi « Ordine di Santiago o di Santiago della spada rossa ». La spada croce, rossa del sangue dei vinti, é il doppio simbolo della missione religiosa e della missione militare. D’ora in poi, l’abito bianco dei cavalieri é marcato sul lato del cuore con la spada di satin rosso e talvolta di una conchiglia posta sulla stessa spada. Nel 1174, il re Alfonso VIII di Castilla dona all’Ordine la città-fortezza di Uclés, ad ovest di Cuenca, e l’anno dopo gli statuti dell’Ordine sono ufficialmente approvati da una Bolla di papa Alessandro III. Ma niente in questa Regola parla di pellegrinaggio. L’ordine di Santiago combatte i Mori, lontano nel sud, in Estremadura, non in Galizia ! Uno spécialista inglese dell’ordine di Santiago, Derek W. Lomax, professore di studi ispanici all’università di Birmingham, presenta nel 1989 le “relazioni tra l’Ordine di Santiago ed il pellegrinaggio a Compostella” nel corso di un Colloquio in collaborazione con il Consiglio dell’Europa (18) costatando fermamente: « per i quattro secoli dopo la fondazione, non ho mai trovato alcun testo che attesti che l’ordine di Santiago abbia difeso i pellegrini o che ne abbia avuto il dovere. Questa tesi non compare neanche nelle migliaia di documenti conservati negli archivi dell’Ordine, e neppure in nessuna versione delle loro regole e Statuti, e neanche nelle prime Storie dell’Ordine, scritte dai loro comandanti Orozco e Parra nel 1488 e da Rades y Andrada nel 1572. Secondo me, il silenzio totale dei documenti vale una certezza : “se il dovere di protezione dei pellegrini non compare mai, questo vuol dire che non é mai esistito”. L’éminente studioso britannico, seguito in questo da altri storici, costata che sono degli storici del XVII e XVIII secolo che hanno inventato questa idea, per uguagliare in prestigio i Templari. Bisogna aggiungere un’altra ragione a queste pretese. In quei secoli, i cavalieri dovettero difendersi sia dai Re di Castiglia che dal Papato, e quindi riscrissero la loro storia per darsi importanza nella propagazione del culto di Santiago a Compostella. E l’hanno largamente diffusa… Per essere giusti, Derek W. Lomax nota che questo ordine ricevette in dono tre ospitali sul camino francés: il convento di san Marcos di Léon, vicino al ponte sul fiume Bernesga, nel 1179, dopo che era stato gestito dal 1176 da una confraternita. Un secondo ospitale, Santa Maria de Las Tiendas, tra Carrion e Sahagún, fu dato nel 1190, per accogliere i poveri di Cristo. Nel 1211 un documento indica che un quarto dei proventi é destinato ai bisogni dei pellegrini e dei poveri. Nel 1670, il pellegrino italiano, Domenico Laffi, lo descrive come “un ospitale molto grande e ricco, dove si da’ ai pellegrini una razione di pane, di vino e di formaggio”. Duro’ fino al XIX secolo. Infine, vicino a Las Tiendas, a Villamartin, un ospitale fu fondato da un signorotto nel 1196 e dato all’ordine. Era destinato ai lebbrosi ed ai poveri di Cristo. Amministrato insieme a Las Tiendas, funzionò fino al XVIII secolo, poi fu trasferito a Villalcazar de Sirga. Derek W. Lomax aggiunge che “l’Ordine aveva degli altri ospitali più vicini alla frontiera con i musulmani, a Toledo, Talavera, Cuenca e Teruel, per curare i feriti in guerra ed organizzare il riscatto dei Cristiani catturati dai Mori. Può darsi che abbiano ospitato qualche pellegrino…” ma, aggiungeva, “non ho trovato alcuna traccia del loro passaggio”. Bisogna rimarcare che anche negli ospitali, i pellegrini di Compostella sono fusi nella massa dei “poveri del Cristo”, accolti certo, ma come tutti gli altri, senza particolari privilegi dettati dalla loro condizione di pellegrini compostellani, sennò i regolamenti lo menzionerebbero. Gli stessi dati si ritrovano in Guascogna (19) e nella Grande Aquitania, dove i possedimenti dell’Ordine non sono non più riservati ai pellegrini. La chiesa di Compostella, sotto il vescovato di Gelmirez († 1139) ci si era assicurata delle case, con l’accordo di Alfonso VII. Nel 1104, egli approfitta di un viaggio a Roma per visitare questi possedimenti (“honores salvitum nostrae ecclesiae”), tra gli altri ad Auch e Toulouse. Al suo ritorno compra dei nuovi domini e fa costruire chiese e ospitali. Nel 1105 il francese Hugo, cardinale di Compostella, dona all’abate cluniacense di Lézat (Ariège) un villaggio, la Sauveté de Saint-Jacques-sur-Garonne, situata tra Saint-Julien e Salles, a nord di Cazères (Haute-Garonne). La donazione precisa che “se un legato o il vicario di Santiago arriva in questo dominio, deve essere accolto con tutti gli onori e servito dagli abitanti del posto; questa é la volontà del vescovo di Compostella, che io visiti questa proprietà ed altre, per meglio conoscerle e curarle per il profitto della chiesa compostellana” (20). A partire dal 1189, pare che ci siano delle associazioni per la gestione di alcune proprietà dell’Arcivescovato e dell’Ordine di Santiago. A questa data, Johana d’Irumberry, moglie di Martin de Saint-Michel ed i suoi due figli, regalano le loro persone e metà della chiesa di san Vincenzo a Compostelle. Il vescovo di Bayonne regala l’altra metà che gli apparteneva. Essi fanno voto di povertà, castità, d’obbedienza a Munion, canonico e procuratore di Compostella in Guascogna. Giurano fedeltà all’Arcivescovo di Compostella. I Donati del secondo ospitale del villaggio, di san Michele, sulla collina vicina (4 fratelli, un chierico, una coppia) si affidano a san Vincenzo, comunità diretta dal prete Martin per conto di Compostella. La croce di Santiago gli serve da insegna e seguono la regola degli Hospitalieri di Gerusalemme (21).
Al XII secolo pare quindi che ci sia stata una rete dell’Ordine di Santiago che gestisce un territorio su cui avevano delle mire e quindi può aver dato ospitalità quando possibile. Ma i testi non ne parlano. Nel 1254, quando i grandi sogni imperiali sono svaniti, il vescovo di Compostella dona all’Ordine della spada rossa i suoi possedimenti tra Bordeaux, Toulouse e Rocamadour (22). Quali erano questi possedimenti ? I ricercatori hanno elencato gli ospitali, poco numerosi, menzionati nel XIII secolo : Bessaut (23) (Landes) e Beaulac (Gironde), ai quali si aggiunge, a Marseille, un “ospitale Santiago o delle spade” menzionato nel 1390 (24), di cui non si sa nulla di più. Pero’ possiamo permetterci di pensare a questi ospitali come ad una rete organizzata di uno stesso Ordine. Ma non di una rete specifica per i pellegrini, dato che l’accoglienza praticata era per tutti, poveri, pellegrini e viaggiatori.
Gli ospitali san Giacomo
Ultima questione. La scelta dell’intestazione san Giacomo per un ospitale implica una relazione privilegiata con il pellegrinaggio a Compostella ? Possiamo solamente rimarcare che quando dei pellegrini di ritorno da Santiago fondano un ospitale, lo fanno volentieri sotto questo nome. Tutta una serie si forma nel XIV secolo: Saint-Jacques-aux-Pèlerins a Paris (25) e Saint-Jacques de Tournai nel 1319 (26), Saint-Jacques de Nîmes nel 1321 (27), Saint-Jacques de Blois nel 1360 (28).
Ma sono tutti strettamente indipendenti gli uni dagli altri, e nulla nei testi indica per questi ospitali una frequentazione assoluta di pellegrini compostellani. Sono come gli altri ospitali, costruiti e gestiti per accogliere i viaggiatori, con talvolta delle clausole specifiche per i pellegrini in generale, che andavano di santuario in santuario. Per esempio, Saint-Jacques de Blois é fondato da ex pellegrini compostellani, ma per far fronte alla miseria causata dalle guerre ed all’afflusso della gente delle campagne che viene e cercare aiuto in città. Una eccezione potrebbe essere l’ospitale Saint-Jacques di la Rochelle (29), fondato nel 1349. Se l’Atto di fondazione non menziona che sia aperto per i pellegrini compostellani, altri atti successivi vi fanno riferimento esplicito, cosa che dimostra che la via marittima era spesso più utilizzata dei cammini terrestri. In modo generale, dappertutto e non solo in Aquitania, questi ospitali sono situati sulla rete viaria nel suo complesso ed offrono rifugio a tutti quelli che ne hanno bisogno, nel momento in cui lo spostamento supera un giorno di viaggio dal loro luogo di domicilio. Anche tra gli ospitali dedicati a san Giacomo, non c’é altro legame che nel nome e nella devozione al santo di cui divulgano storia e leggende e festeggiano le feste patronali, il 1 maggio ed il 25 luglio. Un esempio, il cartolario di san Giacomo di Tournai é illustrato da una serie di immagini con il martirio ed il trasporto del corpo a Compostella.
Una manciata di semi piuttosto che una rete
Al termine di questo breve riassunto dell’ospitalità offerta ai pellegrini medievali, appare chiaro che questa funzione essenziale per le comunità dell’epoca era organizzata localmente. Certo i grandi Ordini religiosi hanno contribuito a svilupparla, come hanno contribuito allo sviluppo tecnico ed economico della società. I pellegrini di ogni provenienza erano numerosi sulle strade, mescolati agli altri viaggiatori, ai mercanti, agli artigiani. Compostella era uno dei grandi luoghi di pellegrinaggio per via di Santiago, ma molti altri santi e santuari mettevano sulle strade dei pellegrini, spesso più di prossimità. Tutti erano accolti alla stessa maniera. Compostella ha fatto di tutto per monopolizzare il pellegrinaggio e per far dimenticare tutti i luoghi dove sono custodite delle reliquie di san Giacomo, come Toulouse, Paris o Mâcon. Da Issoudun si poteva andare in pellegrinaggio ad una piccola reliquia di san Giacomo in una abbazia con il suo nome; la reliquia é ancora oggi custodita nella chiesa di Saint-Bonnet a Bourges. Così come esistevano pellegrinaggi medievali famosi, come Rocamadour o Saint Gilles. In modo privilegiato per quei tempi (ma ancora oggi) i pellegrini compostellani sceglievano questi luoghi come tappa ed erano certamente ben accolti. Ma anche in questo, ogni ospitale viveva di vita propria. Più che di una rete, bisogna parlare di una manciata di semi sparsa per questi luoghi di accoglienza di cui la funzione sociale superava ampiamente il pubblico dei pellegrini. La società medievale si era organizzata per praticare l’accoglienza, i pellegrini ne approfittavano come gli altri. La rete era quella di una solidarietà ispirata dalla fede cristiana, incoraggiata da preti e signori preoccupati per l’ordine pubblico e la protezione delle città.
– (1) P. FITA et J. VINSON, Le Codex de Saint-Jacques-de-Compostelle, Livre IV, Paris, 1882
– (2) R. de La Coste-Messelière, “Les chemins de Saint-Jacques et la Renaissance du XIe siècle”, Centre international d’études romanes, janv. 1962, p. 8-19 (conférence prononcée le 9 mars 1959 au pavillon de Marsan).
– (3) Le Guide du Pèlerin de Saint-Jacques de Compostelle, éd. et trad. fr. Vielliard Jeanne, Vrin, 1997, chap. IV, p. 11.
– (4) Hôpitaux et confréries de pèlerins de Saint-Jacques, exposition à l’occasion du 350e anniversaire de la fondation de l’hôpital de Cadillac, 1967
– (5) M. L. Fracard, Le culte de saint Jacques en Bas-Poitou, thèse secondaire pour le doctorat d’histoire, 1954, Université de Poitiers, dir. E. R. Labande, J. Fardet, Les Maisons-Dieu sur les chemins de Saint-Jacques de Compostelle, thèse de doctorat en médecine, Nantes, 1965
– (6) Arch. hosp. Issoudun, cahier du procès de 1502
– (7) Les traces du pèlerinage à Saint-Jacques de Compostelle dans la culture européenne, colloque de Viterbe, 1989, éd. Conseil de l’Europe, 1992, Patrimoine culturel n°20, allocution d’ouverture au nom du secrétaire général du Conseil de l’Europe, p. 1-2
– (8) A. Stones et J. Krochalis, “Qui a lu le Guide du pèlerin ? ” Pèlerinages et croisades, Actes du 118e colloque de Pau, 1993, Paris, C.T.H.S., 1995, p.11-36
– (9) Gicquel Bernard, La légende de Compostelle, Paris, Tallandier, 2003
– (10) Paris, musée de la Poste, carte de Melchior Tavernier
– (11) H. Treuille, “Mémoire sur les chemins de Compostelle dans les Landes”, Bulletin de la société de Borda, Dax, 1978, p.19-20, Arch. dép. Pyrénées-Atlantiques, E. 27, J. B. Marquette, Les Albret, nos spéciaux des Cahiers du Bazadais, 31 (1975), 34 (1976), 38 (1977), 41(1978)
– (12) “Itinéraire brugeois, XVe siècle”, éd. E.T. Hamy, appendice au Livre de la description des pays, Recueil de voyages et de documents pour servir à l’histoire de la géographie, t.22, Paris, 1908, p. 157-216
– (13) H. Florez, Espana Sagrada, 51 vol., Madrid, 1754-1775, t.XXI, p. 320, 345, 400.
– (14) arch. dép. Indre, H 177, confirmation de donation.
– (15) R. Oursel, Pèlerins du Moyen Age, Paris, 1963, R. Oursel, “Le rôle de Cluny et des ordres hospitaliers dans le pèlerinage de Saint-Jacques de Compostelle”, Catalogue de l’exposition des Archives nationales, Pèlerins et chemins de Saint-Jacques en France et en Europe du Xe siècle à nos jours, Paris, 1965.
– (16) A. Demurger, Vie et Mort de l’ordre du Temple, Paris, Le Seuil. p. 112-113, A.
– (17) A. Mischlewski, “Saint Anthony and Saint James. The Antonines and the pilosisme to Santiago”, Santiago, Roma, Jérusalem, Actas del III congreso international de estudios Jacobeos, 14-16 sept. 1997, Xunta de Galice, p. 265-276
– (18) W. Derek Lomax, “L’ordre de Santiago et le pèlerinage”, Les traces du pèlerinage à Saint-Jacques-de-Compostelle dans la culture européenne, Acte du colloque de Viterbe, 1989, Patrimoine culturel n°20, éd. Conseil de l’Europe, 1992, p. 77-81.
– (19) E. Lambert, “Ordres et confréries”, Études médiévales, Toulouse, 1956, p.127-144.
– (20) Dom Vaissette, Histoire générale de Languedoc, Toulouse, 1874, III, 567-568, V col. 793 et 1763; BN. ms. lat.9189, fol.44.
– (21) C. Urrutibethy, “Les chemins de Compostelle, l’Occident et la quête du sacré”, Bulletin du musée basque, 1er trimestre 1989, p.103-115.
– (22) F. Guiton, L’ordre de Santiago, Paris, 1972, p. 147.
– (23) Paris, Arch. Nat., M.487, pièce sans date (vers 1274) copiée en 1769.
– (24) Arch. dép. Bouches-du-Rhône, IV B 4.
– (25) Anonyme, Fondation de l‘hôpital Saint-Jacques aux pèlerins à Paris, recueil de pièces datées de 1321 à 1712, in 4°, s.l., s.d.
– (26) Statuts de la confrérie Saint-Jacques de Tournai, éd. Voisin et Vandenbroeck, Bulletin de la société historique et littéraire de Tournai, oct. 1863, t. IX, p.304-308.
– (27) Statuts de la confrérie Saint-Jacques de Nîmes, éd. et trad. E. Bondurand, Mémoires de l’académie de Nîmes, t. VI, série 7, 1883, p.49-55.
– (28) Coll. Clairambaut, II, 374, vol.CIV (1215), Mélanges, Extrait de 3 petits volumes in-folio reliés en bois et cuir concernant la confrérie de Saint-Jacques à Blois, communiqués par M. Begon, intendant de Canada, à Paris au mois de mai 1711, fol.1-35v° et 50-62v°, copie d’une histoire de la confrérie rédigée en 1432 d’après un registre commencé en 1358.
– (29) La Rochelle, arch. mun., fonds hôpital Saint-Barthélemy, H. 19, n°24.
Route des pèlerins (M.Cheynet)