(Traduzione di Flavio Vandoni)
NDR : qui sono riprodotte solo le parti che ho ritenuto utili per chi si avvicina ai cammini di Santiago e che ne vuole conoscere un aspetto medievale
L’INIZIO
” Argomento del beato Papa Callisto. Se la verità é cercata nelle nostre opere dal lettore istruito, la incontrerà nel contenuto di questo libro sicuramente e senza dubbi. Poiché qui sono custodite molte cose che possono essere attestate da persone ancora in vita.”
Capitolo I : gli itinerari verso Santiago
Capitolo II : le tappe del Cammino
Capitolo III : i nomi delle città
Capitolo IV : i tre ospitali del mondo
Capitolo V : dei nomi di qualche restauratore del cammino
Capitolo VI : dei corsi d’acqua buoni e nocivi
Capitolo VII : del nome delle regioni
Capitolo VIII : reliquie sul cammino
Capitolo IX : Santiago di Compostella
Capitolo X : del numero dei canonici di San Giacomo
Capitolo XI : l’accoglienza del pellegrino
CAPITOLO I
I CAMMINI DI SAN GIACOMO
Ci sono quattro cammini che, portando a Santiago, si riuniscono in uno solo a Puente la Reina in Spagna. Uno passa per Saint-Gilles, Montpellier, Toulouse ed il colle del Somport. Un altro per Notre-Dame del Puy, Sainte-Foy de Conques e Saint-Pietra di Moissac. Un altro passa par Sainte-Madeleine di Vézelay, Saint-Léonard nel Limousin e la città di Périgueux. Un altro ancora passa a Saint-Martin di Tours, Saint-Hilaire di Poitiers, Saint-Jean d’Angély, Saint-Eutrope di Saintes e la città di Bordeaux. Gli itinerari che passano per Sainte-Foy, per Saint-Léonard e per Saint-Martin di Tours si riuniscono a Ostabat. Poi, dopo aver passato i valichi di Cize, si riuniscono a Puente la Reina con quello che passa dal col del Somport. Un solo cammino porta in seguito a Santiago.
CAPITOLO II
TAPPE DEL CAMMINO DI SAN GIACOMO.
Dopo il Somport fino a Puente la Reina, ci sono tre piccole parti: la prima va da Borce che é un villaggio ai piedi del Somport, lato Guascogna, fino a Jaca.
La seconda é da Jaca a Monreal. La terza va da Monreal a Puente la Reina.
Dai valichi di Cize fino a Santiago, ci sono tredici parti. La prima va dal borgo di Saint-Michel che é ai piedi del valico di Cize, sul versante guascone fino a Viscarret. Questa parte é corta. La seconda va da Viscarret a Pamplona. Questa parte é piccola. La terza va dalla città di Pamplona a Estella. La quarta da Estella a Najera, e si fa’ a cavallo. La quinta da Najera alla città di Burgos si fa’ pure a cavallo. La sesta é da Burgos a Fromista. La settima da Fromista a Sahagún. L’ottava é da Sahagún alla città di León. La nona é da León a Rabanal. La decima é da Rabanal a Villafranca, all’imbocco della vallata del Valcarce dopo aver passato il colle del Monte Irago. L’undicesima é da Villafranca a Triacastela, passando il colle del Cebreiro. La dodicesima é da Triacastela a Palas del Rei. La tredicesima infine va da Palas del Rei a Santiago ed é corta.
allegato:
STIMA DELLA LUNGHEZZA DEI SEGMENTI | KM |
Camino Aragonès | |
Borce-Jaca | 36 |
Jaca-Monreal | 97 |
Monreal-Puente la Reina | 27 |
Camino Navarro e Camino Francès | |
Saint Michel-Viscarret | 21 |
Viscarret-Pamplona | 28 |
Pamplona-Estella | 43 |
Estella-Nájera | 69 |
Nájera-Burgos | 85 |
Burgos-Frómistaz | 59 |
Frómista-Sahagún | 55 |
Sahagún-Léon | 52 |
Léon-Rabanal | 64 |
Rabanal-Villafranca | 49 |
Villafranca-Triacastela | 47 |
Triacastela-Palas del Rei | 58 |
Palas de Rei-Santiago | 63 |
CAPITOLO III
NOMI DELLE CITTÀ E DEI VILLAGGI SUL CAMMINO DI SANTIAGO.
Dopo il Somport fino a Puente la Reina, ecco le città ed i villaggi che si trovano sul cammino di San Giacomo : dapprima c’é ai piedi della montagna, lato Guascogna, Borce; poi, dopo aver valicato la linea di cresta, si trova l’ospizio di Santa Cristina, poi Canfranc, in seguito Jaca, poi Osturit (Berdun?), Tiermas dove ci sono le terme reali con acque sempre calde, poi Monreal; infine si raggiunge Puente la Reina.
Dopo i valichi di Cize, ecco i villaggi più importanti che si trovano sul cammino di San Giacomo fino alla basilica galiziana : dapprima, ai piedi stessi del monte di Cize, sul versante guascone, c’é il borgo di Saint-Michel; in seguito, dopo aver valicato la cresta di questi monti, si arriva all’ospizio di Rolando, poi il villaggio di Roncisvalle; si trova poi Viscarret, Larrasoaña, la città di Pamplona, Puente la Reina, Estella dove il pane é buono, il vino eccellente, la carne ed il pesce abbondanti e che é ricca di cose buone. Si passa in seguito da Los Arcos, Logroño, Villaroya (Navarrete?), poi si trova la città di Nájera, Santo Domingo, Redecilla, Belorado, Villafranca, la foresta de Oca, Atapuerca, la città di Burgos, Tardajos, Hornillos del Camino, Castrojeritz, il ponte di Itero (del Castillo), Frómista, Carrión, che é una città industriosa e prospera, ricca in pane, vino, carne ed ogni sorta di cose; poi viene Sahagún, dove regna la prosperità; in questo posto c’é un prato dove, si dice, le lance scintillanti dei guerrieri vittoriosi, piantate per glorificare Dio, si misero a verdeggiare.
Poi viene Mansilla e la città di León, residenza reale e della corte, piena di ogni sorta di belle cose. In seguito c’é Orbigo, la città di Astorga, poi Rabanal detta la cattiva, poi il colle d’Irago, Molinaseca, Ponferrada, Cacabelos, Villafranca del Valcarce, il castello di Sarracín, Villals (?), il passo del monte Cebreiro e l’ospizio in cima a questo monte, poi Linarès, Triacastela ai piedi di questo monte, in Galizia, dove i pellegrini ricevono una pietra che portano con sé fino a Castañeda per fare la calce che servirà alla costruzione della basilica apostolica.
Poi il borgo di San Miguel, Barbadelo, il ponte sul Miño (Portomarín), Sala Regine (?), Palas del Rei, Leboreiro, San-Giacomo di Boente, Castañeda, Villanova (Arzúa), Ferreiros, infine Compostella, la molto eccellente città dell’apostolo, piena di delizie, che custodisce il prezioso corpo del santo Giacomo e che é riconosciuta come la più felice e la più nobile delle città di Spagna.
E se ho enumerato rapidamente le sopraddette città e parti, é perché i pellegrini che partono per San Giacomo possano, essendo cosi’ informati, prevedere le spese che gli costerà il viaggio .
CAPITOLO IV
I TRE OSPITALI DEL MONDO.
Dio ha istituito in questo mondo tre colonne molto necessarie al sostegno dei suoi poveri : l’ospizio di Gerusalemme, l’ospizio del Mont-Joux (Gran San Bernardo) e l’ospizio di Santa Cristina al colle del Somport. Questi ospizi sono situati nei luoghi dove sono necessari. Sono dei luoghi sacri, delle case di Dio per il conforto dei santi pellegrini, il riposo dei miseri, il sostegno dei malati, la salvezza dei morti e l’aiuto ai vivi. Ed é cosi’ che quelli, chi essi siano, che hanno costruito questi luoghi santi, avranno senza nessun dubbio il regno di Dio.
CAPITOLO V
Nomi di alcuni personaggi che hanno partecipato alla restaurazione del cammino del Beato Giacomo.
Ecco i nomi di qualche ingegnere che, nell’epoca di Diego, arcivescovo di Santiago e d’Alfonso (VII), imperatore di Spagna e di Galizia, e del papa Callisto, hanno rifatto la strada di Santiago dopo Rabanal fino al ponte sul Miño, per amor di Dio e dell’Apostolo. Prima dell’anno 1120, sotto il regno di Alfonso (I), re d’Aragona e di Luigi (VI) il Grosso, re di Francia: Andrea, Ruggero, Avit, Fortus, Arnaldo, Stefano, Pietro che ricostrui’ il ponte del Miño distrutto dalla regina Urraca. Che l’anima di questi uomini e quella dei loro collaboratori riposino in pace eternamente.
CAPITOLO VI
DEI SALUBRI ED INSALUBRI CORSI D’ACQUA che si trovano sul cammino di San Giacomo.
Ecco i corsi d’acqua che si incontrano a partire dai passi di Cize e del Somport fino a Santiago. Dal Somport scende il fiume salubre chiamato Aragon che irriga la Spagna. Dal Port de Cize, invece, scorre il fiume pulito che molti chiamano Runa e che attraversa Pamplona. Per Puente la Reina passa l’Arga ed anche la Runa. Nel posto chiamato Lorca, nella sua parte orientale, passa il fiume chiamato Salado. Là, fai attenzione a non bere, né tu né il tuo cavallo, perché questo fiume dà la morte. Nel corso del nostro viaggio a San Giacomo, noi abbiamo trovato là due navarri seduti sulla riva ad affilare i loro coltelli che gli servivano per scuoiare le cavalcature dei pellegrini che, avendo bevuto quest’acqua, morivano. Alle nostre domande risposero, mentendo, che quest’acqua era buona da bere. Noi ne demmo quindi da bere ai nostri cavalli e due immediatamente morirono e furono subito fatti a pezzi.
A Estella passa l’Ega : la sua acqua é dolce, pulita e molto buona. Nella città chiamata Los Arcos scorre un’acqua molto malsana ed oltre Los Arcos, vicino al primo ospitale, cioé tra Los Arcos e questo ospitale, passa un corso d’acqua mortifero per animali e uomini che ci bevono. Vicino al villaggio chiamato Torres, in Navarra, scorre un fiume malsano per gli animali e gli uomini che ci bevono. In seguito, nel villaggio detto Cuevas scorre un fiume altrettanto nocivo. A Logroño passa un grande fiume chiamato Ebro, di cui le acque sono pulite e dove i pesci abbondano. Tutti i fiumi che si incontrano da Estella a Logroño sono impropri al consumo umano ed animale e non bisogna mangiare i loro pesci. Se tu mangi in Spagna o in Galizia del pesce chiamato volgarmente barbo, o quello che i poitevini chiamano alose e gli italiani clipia, o l’anguilla o la tinca, di sicuro ti ammali subito o muori. E se per caso, qualcuno che ne ha mangiato non si é ammalato, é perché era in migliore salute oppure viveva qui da molto tempo. Tutti i pesci e le carni di bue e maiale in Spagna e Galizia rendono malati gli stranieri.
I fiumi la cui acqua é invece considerata buona da bere e dolce, sono il Pisuerga che scorre a Itero del Castillo, il Carrion che passa a Carrion, il Cea che scorre a Sahagún, l’Esla a Mansilla, il Porma che un grande ponte tra Mansilla e León attraversa, il Torío che scorre a León sotto Castro de Judios, il Bernesga che passa vicino alla stessa città, ma dall’altra parte, cioé verso Astorga; il Sil che bagna Ponferrada in una verde vallata; il Cua che passa a Cacabelos; il Burbia che scorre sotto il ponte di Villafranca; il Carcera che fluisce nel Valcarcel, il Miño che passa a Portomarin; un fiume che é a due miglia da Santiago, in un posto ombroso che si chiama Lavacolla, perché i pellegrini di Francia che vanno a Santiago hanno l’abitudine, per amore dell’apostolo, di lavarvici non solo le parti intime, ma di purificarci il corpo tutto intero dalle sporcizie dopo essersi spogliati dei loro indumenti. Il fiume Sar che scorre tra il Monte del Gozo e la città di Santiago ha la reputazione di essere sano; come pure il Sarela che passa dall’altra parte della città verso l’ovest é considerato salubre. Se ho descritto questi fiumi, é per fare in modo che i pellegrini che vanno a Santiago si sforzino d’evitare di bere le acque malsane e possano scegliere le buone per loro e per le loro cavalcature.
CAPITOLO VII
NOME DELLE REGIONI E CARATTERE DEI LORO ABITANTI sull’itinerario verso Santiago.
Andando verso la città del Beato Giacomo per il cammino di Toulouse, dopo aver attraversato la Garonna, si arriva dapprima in terra di Guascogna ed in seguito, dopo aver valicato il Somport, nell’Aragona, poi in Navarra fino al ponte sull’Arga (ndr: Puente la Reina) ed oltre. Per la via dei valichi di Cize, dopo la Turenna si attraversa il Poitou, fertile, superbo e pieno di ogni ben di dio. I Poitevini sono degli atleti, buoni combattenti, abili in guerra, al maneggio dell’arco, delle frecce e delle lance, coraggiosi sul fronte di battaglia, molto rapidi in corsa, curati nel modo di vestire, eleganti, spirituali, molto liberali ed offrono grande ospitalità. In seguito si trova il paese Santongese; poi, dopo aver attraversato l’estuario della Garonna, si arriva nel Bordelese dove il vino é eccellente, il pesce abbondante, ma la lingua rozza. I Santongesi hanno la reputazione d’un parlare rozzo, ma quello dei Bordelesi lo é ancora di più. Poi bisogna attraversare in tre giorni stancanti di marcia le Lande bordelesi. É una terra desolata, senza pane, né vino, né carne, né pesce, né acqua, né sorgenti. I villaggi sono rari in questa piana sabbiosa che comunque abbonda di miele, miglio, foraggio e maiali. Se per caso attraversi le Lande in estate, proteggiti con cura il viso dalle mosche enormi che volteggiano, che vengono chiamate tafani o vespe, e se non guardi bene dove metti i piedi, ti puoi trovare rapidamente preso fino al ginocchio nelle sabbie marine che laggiù sono invadenti.
Dopo aver attraversato questo paese, si trova la Guascogna, ricca di pane bianco e di eccellente vino rosso, coperta di boschi e prati, di fiumi e di sorgenti limpide. I Guasconi sono leggeri nel parlare, chiacchieroni, burloni, libidinosi, ubriaconi, mangioni, malvestiti, trascurati, pero’ sono agguerriti nel combattimento e rimarchevoli per la loro ospitalità verso i poveri. Seduti intorno al fuoco, hanno l’abitudine di mangiare senza tavolo e di bere tutti dallo stesso bicchiere. Mangiano molto, bevono tanto e sono malvestiti; non hanno vergogna di dormire tutti insieme su un sottile strato di paglia putrida, i servi con il padrone e la padrona.
Uscendo da questo paese, il cammino di Santiago incrocia due fiumi che scorrono vicino al villaggio di Saint-Jean di Sorde, uno a destra, l’altro a sinistra: uno si chiama gave, l’altro, fiume; é impossibile attraversarli se non in barca.
I loro barcaioli saranno sicuramente maledetti.
In effetti, anche se questi fiumi sono stretti, questa gente ha l’uso di esigere una moneta da ogni persona che fanno passare dall’altra parte, tanto dal povero che dal ricco, e per un cavallo ne estorcono quattro, abusivamente e con la forza. Ora la loro barca é piccola, fatta d’un solo tronco d’albero, e puo’ a malapena portare il cavallo; cosi’, Quando ci si sale, bisogna fare molta attenzione a non cadere in acqua. Tu farai ben attenzione a tenere il tuo cavallo per le briglie, dietro di te, nell’acqua, fuori dalla barca, e di non imbarcarti con molti passeggeri, perché se la barca é troppo carica, si rovescia facilmente. Molte volte, dopo aver intascato il denaro, i barcaioli imbarcano troppi passeggeri e la barca si capovolge ed i pellegrini annegano; ed allora i barcaioli godono della disgrazia spogliando i cadaveri.
Poi, intorno ai valichi di Cize si trova il paese basco, di cui la grande città, Bayonne, é situata sul litorale verso nord. Questo paese, di cui la lingua é barbara, é boscoso, montagnoso, povero in pane, vino e alimenti di ogni sorta, ma ci si consola con le mele, con il sidro ed il latte. In questo paese ci sono dei doganieri abominevoli vicino ai valichi di Cize, nel villaggio chiamato Ostabat, a Saint-Jean e Saint-Michel-Pied-de-Port. Meritano l’inferno. Vengono incontro ai pellegrini con due o tre bastoni e gli estorcono con la forza un tributo ingiusto. E se qualcuno rifiuta di pagare, lo colpiscono a bastonate e gli strappano l’imposta insultandolo e frugando persino nelle mutande. Sono delle genti selvagge e la terra che abitano é selvaggia sia per le foreste che per l’aspetto. La ferocità del loro viso ed i grugniti della loro lingua barbara spaventano il cuore di chi li vede. Anche se la legge stabilisce che non possono esigere tributi, se non dai mercanti, loro taglieggiano ingiustamente pellegrini e viaggiatori. Quando non dovrebbero esigere su un oggetto qualunque che quattro o sei monete, ne prendono otto o dodici, cioé il doppio. É per questo che noi chiediamo con insistenza che questi doganieri, cosi’ come il re d’Aragona e gli altri potentati, a cui costoro rimettono il denaro del tributo, e tutti quelli che sono complici : Raymond di Solis, Vivitan d’Acromonte ed il visconte di Saint-Michel con i loro discendenti, insieme ai sopraddetti barcaioli e Arnaldo di Guinia con i suoi futuri discendenti e con gli altri signori dei fiumi citati anteriormente, che ingiustamente ricevono da questi barcaioli il denaro del passaggio in barca, cosi’ come i preti che, sapendolo, gli accordano il perdono e l’eucaristia e celebrano per loro la messa o li ammettono in chiesa, che siano scomunicati tutti, non solo dal soglio vescovile del loro paese, ma anche, alla presenza di pellegrini nella basilica di Santiago, fino a che non abbiano espiato le loro colpe con una lunga penitenza pubblica e fino a che non abbiano moderato i loro tributi. Che ogni prelato, che per carità o per lucro gli abbia accordato il perdono, sia colpito dalla spada dell’anatema.
Bisogna sapere che questi doganieri non devono in nessun modo percepire un tributo sui pellegrini e che i barcaioli non possono pretendere che un obolo per la traversata di due uomini, se sono ricchi, ed una moneta per il cavallo, ma niente del tutto dai poveri. Devono poi disporre di grandi barche dove possano imbarcare facilmente uomini e cavalcature.
Nel paese basco, il cammino di San Giacomo valica una montagna notevole che si chiama Port de Cize, sia perché é la porta di Spagna, sia perché per questa montagna transitano le mercanzie utili da un paese all’altro. La salita conta 8 miglia (12km) e la discesa altrettanto. Questa montagna é cosi’ alta che sembra toccare il cielo. Colui che ne ha fatto l’ascensione crede di poter toccare il cielo con la mano. Dalla cresta si puo’ vedere il mare di Bretagna e occidentale come pure le terre di tre paesi: la Castiglia, l’Aragona e la Francia. Sulla cima di questa montagna c’é un posto chiamato Croce di Carlomagno, poiché là con delle asce, picconi, pale ed altri utensili, Carlomagno, andando in Spagna con le sue armate, si apri’ un passaggio. In seguito, mettendosi in ginocchio, il volto girato verso la Galizia, egli prego’ Dio e San Giacomo. Cosi’, i pellegrini che arrivano qui hanno l’uso di pregare in direzione della patria di San Giacomo ed in ginocchio. Ciascuno pianta nel suolo una croce e se ne possono contare migliaia. É per questo che si considera il posto come la prima stazione di preghiera a san Giacomo.
In questa stessa montagna, prima che il cristianesimo si diffonda pienamente in terra di Spagna, i navarri ed i baschi empi avevano l’abitudine non solo di derubare i pellegrini diretti verso Santiago, ma anche di cavalcarli come degli asini e di ucciderli. Vicino a questa montagna, verso nord, c’é una valle chiamata Valcarlos, dove si accampo’ Carlomagno con la sua truppa Quando i suoi guerrieri furono uccisi a Roncisvalle, per dove passano anche tanti pellegrini che vanno a Santiago, ma che non vogliono fare la scalata della montagna. Nella discesa si trova l’ospizio e la chiesa dove c’é la roccia che Rolando, questo possente eroe, trancio’ dall’alto in basso in tre colpi con la sua spada. Più lontano si trova Roncisvalle, il luogo dove si svolse in altri tempi la grande battaglia dove il re Marsilio, Rolando, Oliviero e (cento) quarantamila guerrieri cristiani e saraceni furono uccisi.
Dopo questa valle si entra nel paese navarro, ricco in pane, vino e bestiame. I Navarri ed i Baschi si assomigliano per modo di mangiare, vestire e parlare, ma i Baschi hanno la faccia più chiara dei Navarri. Questi ultimi portano degli abiti neri e corti che arrivano solo al ginocchio alla maniera degli Scozzesi; usano delle calzature dette albarcas, fatte di pelle non trattata, ancora con il pelame, che allacciano ai piedi con delle cinghie, senza proteggere la parte superiore del piede che resta nuda. Usano dei mantelli di lana scura lunghi fino al gomito, con bordi alla maniera del cappuccio e che chiamano sai. Come si vede, sono vestiti grossolanamente e mangiano e bevono porcherie. Tutta la famiglia, il servo come il suo padrone, la serva come la sua padrona, mangia nella stessa marmitta e con tutti gli alimenti mischiati. Non usano il cucchiaio, ma le mani e bevono dallo stesso bicchiere. Se tu li vedessi mangiare, li prenderesti per dei cani o dei maiali, e se tu li sentissi parlare, avresti l’impressione di sentire abbaiare i cani perché la loro lingua é una delle più barbare. Chiamano Dio Urcia, la Madre di Dio, Andrea Maria, il pane, orgui, il vino ardelm, la carne aragui, il pesce araign, la casa echea, il padrone di casa iaona, la padrona andrea, la chiesa elicera, il presbiterio belaterra che vuol dire bella terra, il grano gari, l’acqua uric, il re ereguia, san Giacomo iaona domne Iacue.
É un popolo barbaro, differente da tutti gli altri per i suoi usi e costumi, pieno di cattiveria, di faccia scura, d’aspetto malvagio, depravato, perverso, perfido, sleale e corrotto, libidinoso, ubriacone, portato alla violenza, feroce, selvaggio, disonesto, empio, da mandare all’inferno e rozzo, crudele e litigioso, privo di ogni virtù ed abile in tutti i vizi ed iniquità. Per la sua malizia, é simile ai Geti ed ai Saraceni ed é nemico totale del nostro popolo di Francia. Per quattro soldi, un Navarro o un Basco uccide, se lo puo’, un Francese. In certe regioni, soprattutto in Biscaglia e Alava, Quando i Navarri si eccitano, l’uomo mostra alla donna e la donna all’uomo le sue parti intime. I Navarri fornicano anche con le bestie e si dice che il Navarro metta una serratura alla sua mula ed alla sua giumenta perché nessuno possa goderne, tranne lui. Bacia libidinosamente il sesso della donna e della mula. Ecco perché i saggi disapprovano i Navarri. Comunque sono buoni guerrieri, incapaci nell’assalto alle fortezze, assidui nel pagamento della decima e nelle offerte per l’altare. Ogni giorno infatti, Quando i Navarri vanno in chiesa, fanno un’offerta a Dio di pane, di vino, di grano o d’altra cosa. Dovunque vada, un Navarro o un Basco porta con sé, come un cacciatore, un corno appeso al collo e tiene abitualmente in mano due o tre giavellotti che chiama alconas. Quando entra od esce di casa, fischia come un nibbio e Quando sta nascosto per rubare in un posto isolato, chiama discretamente i suoi compari imitando l’ululare del gufo oppure urla come un lupo. Si dice che discendono dalla razza scozzese, dato che si assomigliano per usi ed aspetto. Si pretende che Giulio Cesare mando’ in Spagna tre popoli, cioé i Nubiani, gli Scozzesi ed i Caudati di Cornovaglia per sottomettere le popolazioni di Spagna che non volevano pagargli tributo; diede loro l’ordine di uccidere con la spada tutti gli uomini e di salvare le donne. Invasero dal mare questa regione, quindi distrussero le loro imbarcazioni e poi misero a ferro e a fuoco da Barcelona fino a Saragozza e da Bayonne fino ai Montes de Oca. Non riuscirono a superare questi limiti poiché i Castigliani si coalizzarono per respingerli dalle loro terre. Nella loro ritirata, raggiunsero le montagne costiere tra Nájera, Pamplona e Bayonne, cioé la costa di Biscaglia e d’Álava, dove costruirono numerose fortezze, uccisero tutti i maschi, presero le donne per la forza e nacquero dei figli che furono chiamati Navarri dai loro successori. Cosi’ Navarro equivale a non vero, in quanto discendenza impura o illegittima. I Navarri si sono anche chiamati cosi’ per la città di Naddaver situata nel loro paese d’origine, che venne convertita a Dio, già agli inizi, dal beato Matteo, apostolo ed evangelista.
Dopo questa regione si attraversano i Montes de Oca e la terra di Spagna continua verso Burgos, la Castiglia e Campos. Questa terra é piena di tesori, produce oro ed argento, tessuti e cavalli vigorosi. E’ fertile in pane, vino, carne, pesce, latte e miele. Pero’ mancano i boschi ed é piena di uomini malvagi e viziosi.
Dopo si trova la terra dei Galiziani, una volta passato il paese di Léon ed i valichi del monte Irago e del monte Cebreiro. La campagna qui é boscosa con bei fiumi, bei prati e bei frutteti. La frutta é buona e la sorgenti sono chiare. Ci sono poche città, villaggi e campi coltivati. Manca di pane di frumento e di vino, ma si trovano in abbondanza pane di segale, sidro, bestiame, cavalli, latte, miele e grandi e piccoli pesci di mare. E’ ricca in oro, argento, tessuti, pellicce d’animali delle foreste e d’altri beni, in particolare le mercanzie saracene. I galiziani sono, in confronto agli altri popoli incolti di Spagna, quelli che più si avvicinano alle nostre genti di Francia, ma hanno un carattere irascibile e litigioso.
CAPITOLO VIII
CORPI SANTI che riposano sull’itinerario di Santiago e che i pellegrini devono visitare.
Cammino d’Arles. Prima di tutto, quelli che vanno a Santiago per il cammino di Saint-Gilles devono rendere visita in Arles al corpo del beato Trophime, confessore; é lui il santo di cui san Paolo, scrivendo a Timoteo, evoca il ricordo e che fu dallo stesso apostolo consacrato vescovo ed inviato per primo in questa città per predicarci il Vangelo del Cristo. É da questa sorgente purissima, dice il papa Zozimo, che tutta la Francia ricevette il ruscello della fede. La sua festa si celebra il 29 dicembre. Bisogna anche visitare il corpo del beato Césario, vescovo e martire, che stabili’ in questa città la regola dei monasteri e di cui si celebra la festa il 1 novembre. E nel cimitero della stessa città, si deve cercare la protezione del vescovo san Onorato il cui l’uffizio solenne si celebra il 16 gennaio. Nella venerabile e magnifica basilica riposa il corpo del molto santo martire Genesio. Infatti, c’é un sobborgo vicino ad Arles, tra le due braccia del Rodano, chiamato Trinquetaille, dove si trova una colonna magnifica di marmo, molto alta ed innalzata sul terreno dietro la chiesa di questo santo. Il beato Genesio, si dice, vi fu attaccato e poi decapitato dal perfido popolino. Ci si vedono ancora oggi le tracce rosse del suo sangue vermiglio. Appena decapitato, il santo prese la sua testa tra le mani e la getto’ nel Rodano. Affido’ poi il trasporto del suo corpo fino alla basilica di Saint-Honorat dove giace con molti onori. La sua testa, invece, seguendo il Rodano e poi il mare, fu condotta da un angelo fino a Cartagèna in Spagna, dove riposa nello splendore ed ha fatto numerosi miracoli. La sua festa si celebra il 25 agosto.
Bisognerà visitare in seguito, vicino ad Arles, un cimitero di un luogo chiamato Aliscamps per pregare, secondo l’uso, per i morti con preghiere, salmi ed elemosine. La sua lunghezza e la sua larghezza sono di un miglio. In nessun altro posto si puo’ trovare un cimitero cosi’ e delle cosi’ grandi tombe di marmo allineate, che portano delle decorazioni scolpite diverse e delle iscrizioni latine di cui il testo antico é incomprensibile. Più si guarda lontano, più s’allunga la fila dei sarcofagi. In questo cimitero ci sono sette chiese. Se in una di queste, un prete celebra l’Eucaristia per i defunti o se un laico ha fatto devotamente dire la messa per loro o se un chierico vi recita il salterio, é certo d’ottenere, nel giorno della resurrezione ultima al cospetto di Dio, l’intercessione dei pii defunti che qui giacciono. Infatti, qui riposano i corpi di numerosi santi martiri e confessori di cui le anime risiedono già nei gaudii del Paradiso. La loro commemorazione si celebra il lunedi dopo l’ottava di Pasqua.
Bisogna anche fare visita con molto riguardo ed attenzione al corpo molto degno del piissimo san Gilles, confessore ed abate, poiché san Gilles, celebre sotto tutte le latitudini, deve essere venerato da tutti, celebrato da tutti, amato da tutti, invocato da tutti e visitato da tutti. Dopo i profeti e gli apostoli, nessuno tra gli altri santi é tanto degno, tanto santo, tanto glorioso, né cosi’ pronto a venire in aiuto. Infatti, é lui che più velocemente degli altri santi soccorre gli infelici, gli afflitti, e gli angosciati che l’invocano. Oh come é bello e come giova visitare la sua tomba! Il giorno stesso in cui qualcuno avrà fatto appello a lui con fervore, sarà esaudito senza nessun dubbio. Ho fatto io stesso l’esperienza di quello che dico : Ho visto nella sua città qualcuno che, avendolo invocato, poté fuggire, grazie a questo beato confessore, il giorno stesso, dalla casa di un calzolaio, un certo Peiro. Questa casa, molto vetusta, crollo’ e fu totalmente in rovina. Chi dunque passerà più tempo vicino a lui ? Chi adorerà Dio nella sua santissima basilica ? Chi bacerà di più la sua tomba ? Chi bacerà il suo venerabile altare o redigerà la storia pia della sua vita ? Un malato infila la tunica di questo santo ed é guarito. Grazie al suo valore onnipotente qualcuno é salvato dal morso d’un serpente ed un altro posseduto dal demonio si vede liberato. Un mare in tempesta si calma. La figlia di Téocrito ritrova la salute lungamente desiderata. Qualcuno, il cui corpo soffre dappertutto, ritrova una salute ardentemente desiderata. Una cerva, prima selvatica, dietro suo ordine si addomestica e si mette al suo servizio. Un monastero, di cui diviene abate, si sviluppa. Un energumeno é liberato dal demonio. Un peccato di Carlomagno, rivelato da un angelo, é lavato. Un morto risuscita. Uno storpio guarisce. Due porte in legno di cipresso, dove figura l’immagine scolpita dei santi apostoli, arrivano da Roma, portate dai flutti del mare fino al porto sul Rodano, senza nessun pilota e per la sola potenza della sua personalità. Ho paura di morire prima d’aver potuto redigere i racconti dei suoi atti molto venerabili, cosi’ numerosi e cosi’ grandi…
Tale é la tomba del beato Gilles confessore, dove riposa pieno di onori il suo corpo venerabile. Che arrossiscano di vergogna gli Ungari che pretendono di possedere il suo corpo ! Che tremino di confusione i monaci di Chamalières che si immaginano di avere il suo corpo intero ! Che caschino in poltiglia i Sansequanesi che si vantano d’avere il suo cranio e pure i Normanni del Cotentin che fanno mostra d’avere il suo corpo tutto intero, poiché in nessun modo, come molti affermano, le sue ossa sacre hanno potuto essere spostate da qui. Infatti, delle persone hanno provato in altri tempi con la frode a portare via un braccio molto venerabile del beato confessore fuori dalla sua patria gardese verso lontane rive, ma non hanno potuto in alcun modo partire con questo.
Si dice che ci sono quattro reliquie di corpi santi che non hanno mai potuto essere tolte dal loro sarcofago. Sono, secondo numerose testimonianze, quelle di san Giacomo, figlio di Zebedeo, quelle del beato Martino di Tours, di san Leonardo nel Limosino e del beato Gilles, confessore del Cristo. Si racconta che il re Filippo (I ?) di Francia cerco’ di trasferire i loro corpi sul suo territorio, ma non riusci’ ad estrarli dalle loro tombe.
Quelli che vanno a Santiago per il cammino di Toulouse devono rendere visita alle reliquie del beato confessore Guglielmo. San Guglielmo era conte, eminente porta-insegne della corte del re Carlomagno, soldato molto coraggioso, esperto di cose belliche. É lui, si dice, che con il suo valore e ardore sottomise le città di Nîmes, di Orange ed altre ancora al potere cristiano. Egli porto’ il legno della croce del Signore nella valle di Gellone, dove condusse vita d’eremita e dove questo confessore del Cristo riposa pieno di onori dopo una vita tutta di devozione. La sua festa si celebra il 28 maggio.
Sullo stesso itinerario, i corpi dei beati martiri Tibèrio, Modesto e Fiorenzo sono pure da visitare. Al tempo di Diocleziano soffrirono diversi tormenti per la fede del Cristo e finirono martirizzati. Riposano ai bordi del’Hérault in una molto bella tomba. La loro festa si celebra il 10 novembre.
Sullo stesso cammino, bisogna andare a visitare il corpo molto degno del beato Saturnino (o Sernin), vescovo e martire, che, fatto prigioniero dai pagani, fu legato davanti al Capitole della città di Toulouse a dei tori selvaggi e squartato. Fu trascinato lungo una scalinata di pietra per un buon miglio. La sua testa scoppio’, il cervello ne usci’ ed il suo corpo fatto a pezzi. Rese cosi’ degnamente la sua anima al Cristo. Fu sepolto in un bel luogo vicino alla città di Toulouse dove, in suo onore, una superba basilica fu edificata dai fedeli. I suoi canonici osservano la regola di san Agostino e Dio vi accorda moltiplici grazie. La sua festa si celebra il 29 novembre.
Cammino del Puy. Allo stesso modo i Borgognoni ed i Teutonici che vanno a San-Giacomo per l’itinerario del Puy devono visitare il molto santo corpo della beata santa Foy, vergine e martire, di cui l’anima molto santa, dopo che il carnefice gli ebbe tranciato la testa sulla montagna della città d’Agen, fu portata in cielo come una colomba dai cori degli angeli che la incoronarono degli allori dell’immortalità.
Quando san Caprasio, vescovo d’Agen, che si nascondeva in un grotta per evitare le violenze della persecuzione, vide questo, trovo’ il coraggio di subire il martirio. Parti’ per raggiungere il luogo dove la santa vergine aveva sofferto e si guadagno’ coraggiosamente la palma del martire, permettendosi di rimproverare ai suoi torturatori la loro lentezza. Infine il corpo molto prezioso della beata Foy, vergine e martire, fu sepolto con onore dai cristiani nella valle chiamata volgarmente Conques; vi si costrui’ sopra una superba basilica in cui, per la gloria di Dio, fino ad oggi si osserva scrupolosamente la regola di san Benedetto. Malati e sani vi beneficiano di numerose grazie e davanti alle sue porte scorre una sorgente eccellente, più ammirevole di quello che si puo’ dire a parole. La sua festa si celebra il 6 ottobre.
Cammino di Vézelay. Sull’itinerario che va a Santiago passando per San-Léonard, il santissimo corpo della beata Maria Maddalena deve giustamente essere venerato dai pellegrini. Si tratta della gloriosa Maria che, nella casa di Simone il lebbroso, bagno’ con le sue lacrime i piedi del Salvatore, li asciugo’ con i suoi capelli e li unse d’un profumo prezioso abbracciandoli. É per questo che i suoi numerosi peccati gli furono rimessi e perché lei aveva molto amato Gesù-Cristo, il suo Redentore, colui che ama tutti gli uomini. É lei che dopo l’Ascensione del Signore, lasciando i dintorni di Gerusalemme insieme al beato Massimino, discepolo del Cristo, e ad altri discepoli di costui, arrivo’ per mare fino alla regione di Provenza e sbarco’ al porto di Marsiglia. In questa zona visse per parecchi anni una vita da nubile ed infine fu sepolta nella città d’Aix dallo stesso Massimino diventato vescovo della città. Ma dopo un lungo periodo, un certo personaggio santificato nella vita monastica, di nome Badilon, trasporto’ i suoi preziosi resti fino a Vézelay, dove riposano oggi in una tomba riverita. In questo luogo, una grande e molto bella basilica ed una abbazia di monaci furono innalzate; le colpe vi sono, per amore della santa, rimesse da Dio ai peccatori; la vista é resa ai ciechi, la lingua dei muti si scioglie, gli storpi si raddrizzano, i posseduti sono liberati e degli ineffabili benefici sono accordati a molti fedeli. Le solennità della sua festa si celebrano il 22 luglio.
Bisogna pure rendere visita al santo corpo del beato Leonardo confessore che, proveniente da una nobilissima famiglia franca ed allevato alla corte reale, rinuncio’ per amore del Dio supremo al mondo perverso e condusse per lungo tempo, a Noblat nel Limousin, una vita di celibato, digiunando frequentemente, vegliando spesso al freddo, nudo e con sofferenze terribili. Infine, sulla terra che gli apparteneva, riposo’ dopo una santa morte. Si dice che i suoi resti sacri sono inamovibili. Che arrossiscano dunque i monaci di Corbigny che pretendono di possedere il corpo di san Leonardo poiché, come abbiamo già detto prima, né la più piccola delle sue ossa, né le sue ceneri, non possono essere in alcun modo spostate. Le genti di Corbigny, come tante altre, sono gratificate dai suoi benefici e dai suoi miracoli, ma sono prive della presenza del suo corpo. Non avendo potuto averlo, venerano come san Leonardo il corpo d’un certo Léotard che, dicono loro, gli fu portato dall’Anjou in una cassa d’argento; gli hanno pure cambiato il nome dopo la morte, come se fosse stato battezzato una seconda volta; gli imposero il nome di san Leonardo affinché la celebrità di un nome cosi’ grande e cosi’ conosciuto, cioé quello di san Leonardo del Limousin, attirasse i pellegrini da loro e li arricchisse delle loro offerte. Celebrano la sua festa il 5 ottobre. Dapprima hanno fatto di san Leonardo del Limousin il patrono della loro basilica, poi hanno messo un altro al suo posto, come servi gelosi che derubano con la violenza il loro padrone della sua eredità e la danno indegnamente ad un altro. Sono simili cosi’ al cattivo padre che toglie sua figlia al suo sposo legittimo per darla ad un altro. « Scambiarono, dice il salmista, la loro gloria contro la figura di un vitello». Un saggio ha rimproverato quelli che agiscono cosi’, dicendo : « Non cedere ad altri il tuo onore ». I devoti della regione o stranieri, che vanno laggiù, credono di trovare il corpo di san Leonardo del Limousin che amano, e senza saperlo, trovano un altro al suo posto. Chiunque faccia dei miracoli a Corbigny, é comunque il beato Leonardo del Limousin che libera i prigionieri e li porta là, anche se é stato deposto del patronato di quella chiesa. É per questo che le genti di Corbigny sono colpevoli doppiamente, poiché non riconoscono colui che magnanimamente li arricchisce con i suoi miracoli e perché non celebrano neppure la sua festività, ma rendono omaggio ad un altro al suo posto.
La clemenza divina ha dunque già diffuso lontano nel mondo intero la gloria del beato confessore Leonardo del Limousin e la sua potente intercessione ha fatto uscire di galera migliaia di prigionieri; le loro catene di ferro, che più barbare non si puo’ dire, riunite per migliaia, sono sospese tutto intorno alla sua basilica a destra ed a sinistra, davanti e dietro, in testimonianza di tanti miracoli. Tutti ne restano sorpresi, più che si possa dire, vedendo tanti e cosi’ grandi ferri barbari. Là infatti sono sospese delle manette di ferro, dei carcani, delle catene, delle pastoie, dei collari, delle trappole, dei catenacci, dei gioghi, dei caschi, delle fauci e degli strumenti diversi di cui il potentissimo confessore del Cristo ha, grazie alla sua virtù potente, liberato i prigionieri. La cosa sorprendente in lui é che ha l’uso di apparire sotto spoglie umane visibili a quelli che sono incatenati nelle galere, anche al di là dei mari, come testimoniano quelli che per la potenza divina lui ha liberato. Tramite suo si compie magnificamente quello che ai tempi aveva annunciato il divino profeta, dicendo : « Spesso egli ha liberato quelli che stavano seduti nelle tenebre e nell’ombra della morte e quelli che la miseria ed i ferri incatenavano. E loro l’hanno invocato mentre erano nelle tribolazioni e lui li ha liberati delle loro angosce. Li ha distolti dal cammino d’iniquità, poiché ha sfondato le porte di bronzo e spezzato le serrature ed ha liberato quelli che avevano pastoie ai piedi e molti grandi personaggi che portavano delle manette di ferro ». Poiché spesso i cristiani erano rimessi, incatenati, nelle mani dei gentili, come Boémondo, e sono stati schiavi di coloro che li odiano ed i loro nemici gli hanno fatto subire delle tribolazioni e nelle loro mani sono stati umiliati. Ma lui li ha liberati e li ha fatti uscire dalle tenebre e dall’ombra della morte e rotto i loro lacci. Ha detto a quelli che erano incatenati: « Uscite », ed a quelli che erano nelle tenebre « Venite alla luce del giorno ». La sua festa santa si celebra il 6 novembre.
Dopo san Leonardo, bisogna rendere visita nella città di Périgueux al corpo del beato Front, vescovo e confessore che, consacrato vescovo a Roma dall’apostolo san Pietro, fu inviato là con un prete di nome Giorgio. Erano partiti insieme, ma Giorgio era morto per strada e sepolto, ed il beato Front era tornato dall’apostolo per raccontargli della morte del suo compagno. San Pietro allora gli diede il suo bastone, dicendo : «Quando tu avrai posato il mio bastone sul corpo del tuo compagno, tu dirai: In virtù della missione che tu hai ricevuto dall’Apostolo, in nome di Cristo, alzati ed eseguila!». Cosi’ fu fatto. Grazie al bastone dell’Apostolo, san Front recupera dalla morte il suo compagno di missione e converte la città al Cristianesimo con la sua predicazione. Si illustro’ con numerosi miracoli e con una morte degna. Ricevette sepoltura nella basilica che porta il suo nome e dove per la grazia di Dio sono accordati numerosi benefici a quelli che li chiedono. Certuni dicono che fu uno dei discepoli del Cristo. La sua tomba non assomiglia alla sepoltura di nessun altro santo; infatti é perfettamente rotonda come il San Sepolcro e supera quella di tutti gli altri santi per la sua bellezza e la sua fattura. La sua festa solenne si celebra il 25 ottobre.
Cammino di Tours. Quelli qui vanno a San-Giacomo par la strada de Tours devono andare a vedere a Orléans nella chiesa Sainte-Croix il legno della Croce ed il calice di san Euverte, vescovo e confessore. Un giorno, mentre san Euverte celebrava la messa, la mano destra di Dio apparve in carne ed ossa sopra l’altare. I presenti vedevano che la mano faceva le stesse cose che il prete faceva sull’altare. Quando egli tracciava sul pane e sul calice il segno della croce, la mano faceva uguale. Quando egli alzava il pane ed il calice, la mano di Dio alzava ugualmente del pane ed un calice. Quando fini’ la messa, la mano molto santa del Salvatore scomparve. Per questo noi dobbiamo capire che quando un prete canta la messa, il Cristo la canta lui stesso. É per questo che il dottore san Fulgenzio dice: « Non é un uomo che offre il sacrificio del corpo e del sangue del Cristo, ma Cristo lui stesso che é stato crocifisso per noi ». E san Isidoro precisa : « Il sacrificio non é migliore se a farlo é un buon prete e non é peggiore a causa della malizia d’un cattivo prete ». Questo calice si trova nella chiesa di Santa Croce, sempre a disposizione dei fedeli che lo chiedono per fare la comunione, che siano gente del paese o stranieri. In questa stessa città, bisognerà anche andare a venerare le reliquie del beato Euverte, vescovo e confessore, e bisogna andare a vedere in questa stessa città, nella chiesa di San Samsone, il coltello che ha davvero servito nell’Ultima Cena.
Si deve anche su questo cammino rendere visita, nei pressi della Loira, al venerato corpo di san Martino, vescovo e confessore. Si ritiene che resuscito’ gloriosamente tre morti e rese la salute che desideravano a lebbrosi, pazzi, posseduti, infermi, lunatici e indemoniati come pure ad altri malati. Il sarcofago in cui riposano i suoi preziosi resti nella città di Tours risplende d’una profusione d’oro, d’argento e di pietre preziose; é reso illustre da molti miracoli. Al di sopra, una immensa e venerabile basilica é stata magnificamente costruita in suo onore, all’immagine della chiesa di Santiago. I malati ci vengono e sono guariti, i posseduti sono liberati, i ciechi vedono, gli storpi si raddrizzano e tutti i tipi di malati guariscono, e tutti quelli che chiedono delle grazie ricevono un completo riconforto; é per questo che la fama della sua gloria é diffusa ovunque con le giuste lodi e per l’onore del Cristo. La sua festa si celebra l’11 novembre.
Poi, bisogna visitare nella città di Poitiers il corpo molto santo del beato Hilario, vescovo e confessore. Tra gli altri miracoli, questo santo, pieno della grazia di Dio, vinse l’eresia ariana e mantenne l’unità della fede. Ma Léon, l’eretico che non voleva accettare questo santo insegnamento, usci’ dal concilio e nelle latrine fu preso da fortissime coliche e mori’ vergognosamente. Per san Hilario, che desiderava sedere al concilio, la terra si sollevo’ miracolosamente, dandogli un posto per sedersi. E’ lui che con la sola forza della voce spezzo’ le serrature che chiudevano le porte del concilio. E’ lui che fu esiliato per la sua fede cattolica, prigioniero in un’isola di Frisia per quattro anni. Là, con la sua potenza mise in fuga molti serpenti. E’ lui che a Poitiers rese a una madre piangente il suo bambino morto prematuramente. Cosi’, la tomba dove riposano le sue santissime e venerate ossa é decorata a profusione d’oro, d’argento e di pietre preziose; la sua grande e bella basilica é favorita da frequenti miracoli. Si celebra la sua festa solenne il 13 gennaio.
Bisogna andare a vedere anche il capo venerato di san Giovanni Battista, che fu portato da dei religiosi da Gerusalemme fino ad un luogo chiamato Angely nel paese poitevino; là una grande basilica fu costruita magnificamente sotto il suo patronato; il santissimo capo vi é venerato notte e giorno da un coro di cento monaci, e si illustre con moltissimi miracoli. Mentre lo trasportavano per terra e per mare, questo capo si segnalo’ con numerosi prodigi. Sul mare, scaccio’ molte tempeste, e su terra, se si crede al libro della sua traslazione, rese la vita a molti morti; cosi’ che si crede che é davvero là il vero capo del vero Precursore. Il suo ritrovamento ebbe luogo il 24 febbraio, al tempo dell’imperatore Marciano, quando il Precursore rivelo’ a due monaci il posto dove la sua testa giaceva nascosta.
Sul cammino di Santiago, a Saintes, i pellegrini devono devotamente rendere visita al corpo del beato Eutropio, vescovo e martire. La sua santissima passione é stata raccontata in greco dal suo compagno san Denis, vescovo di Parigi che mando’ questo racconto tramite il papa san Clemente, in Grecia, ai suoi genitori già convertiti al Cristo. Questa passione l’ho ritrovata a Constantinopoli, alla scuola greca, in un libro dove si trovano passioni di olti santi martiri, e, per la gloria di Nostro Signore Gesù Cristo e del suo glorioso discepolo Eutropio, martire, l’ho tradotta meglio che potevo dal greco in latino. Qui comincia la passione del beato Eutropio di Saintes, vescovo e martire (non inserita in questa traduzione)
In seguito, a Blaye, sulla riva del mare, bisogna chiedere la protezione di san Romano; nella sua basilica riposa il corpo del beato Rolando, martire; di nobile famiglia, conte del seguito del re Carlomagno, era uno dei dodici compagni d’armi, e, spinto dallo zelo della sua fede, entro’ in Spagna per cacciare gli infedeli. La sua forza era tale che a Roncisvalle spacco’ una roccia d’alto in basso con la sua spada in tre colpi, si dice; si racconta anche che suonando il corno, la potenza del soffio lo ruppe in mezzo. Questo corno d’avorio spaccato si trova a Bordeaux nelle basilica di san Severino, e sulla roccia di Roncisvalle si é costruita una chiesa. Dopo aver vinto re e popoli in numerose guerre, Rolando indebolito dalla fame, il freddo ed il caldo opprimente, colpito da colpi violenti, flagellato senza tregua per l’amore di Dio, trafitto da frecce e colpi di lancia, questo valoroso martire del Cristo mori’, si dice, di sete in questa valle di Roncisvalle. Il suo corpo santissimo fu sepolto con rispetto dai suoi compagni nella basilica di San Romano a Blaye.
Poi, a Bordeaux, bisogna rendere visita al corpo del beato Severino, vescovo e confessore; la sua festa si celebra il 23 ottobre. Allo stesso modo, nelle lande di Bordeaux, in una piccola città chiamata Belin, bisogna far visita ai corpi dei santi martiri Oliviero, Gondebaldo re di Frisia, Ogier re di Dacia, Arastain re di Bretagna, Garin duca di Lorena, e molti altri compagni d’armi di Carlomagno, che, dopo aver vinto le armate pagane, furono massacrati in Spagna per la fede del Cristo. I loro compagni riportarono i loro corpi fino a Belin e li seppellirono con molto riguardo. E’ là che giacciono tutti insieme nella stessa tomba; il profume molto dolce che ne emana guarisce i malati.
Cammino in Spagna. Più lontano, bisogna visitare in Spagna il corpo del beato Domingo, confessore, che costrui’ la strada tra Najera e Redecilla, là dove riposa. Si deve anche far visita ai corpi di san Facundo e Primitivo, la cui basilica fu costruita da Carlomagno; vicino alla loro città (Sahagun) ci sono dei prati con alberi in cui le aste delle lance dei guerrieri, piantate al suolo, mettono foglie, si dice. La loro festa si celebra il 27 novembre. Da li’ bisogna andare a vedere a Léon il corpo venerabile del beato Isidoro, vescovo, confessore e dottore, che istitui’ per i clerici ecclesiastici una piiissima regola, impregno’ della sua dottrina tutto il popolo spagnolo e onoro’ la santa Chiesa tutta intera con le sue opere feconde.
Infine, bisogna rendere visita soprattutto e con la più grande devozione al santissimo corpo del beato Giacomo nella città di Compostella. Che tutti questi santi, cosi’ come gli altri santi di Dio, ci aiutino con i loro meriti e le loro preghiere presso Nostro Signore Gesù Cristo, che vive e regna in Dio, nell’eternità dei secoli. E cosi’ sia.
CAPITOLO IX
Del carattere della città e della basilica di San Giacomo, apostolo della Galizia.
Callisto papa ed Aimery cancelliere.
(ndr: tradotto solo nelle parti utili)
La città di Compostella é situata tra due fiumi, il Sar ed il Sarela; il Sar é ad est, tra il monte di Gozo e la città; il Sarela all’ovest. Le entrate e le porte della città sono sette. La prima si chiama porta francese; la seconda, porta de la Peña; la terza, la porta di Subfratibus; la quarta, porta del santo pellegrino; la quinta, porta Fajera, che va a Padron; la sesta, porta di Susannis; la settima, porta di Mazarelos, per la quale il prezioso liquore di Bacco entra in città.
1. Delle chiese della città : In questa città, ci sono dieci chiese, di cui la prima é quella del molto glorioso apostolo Giacomo, figlio di Zebedeo, che, posta al centro della città, risplende di gloria; la seconda, quella del beato apostolo Pietro, che é una abbazia di monaci, situata nei pressi del cammino di Francia; la terza, quella di San Michele, detta della Cisterna; la quarta, quella di san Martino vescovo, detta del Pinario, che é pure abbazia di monaci; la quinta, quella della Santa Trinità, che é il cimitero dei pellegrini; la sesta, quella di santa Susana vergine, che é vicino al cammino di Padron; la settima, quella di san Felice martire; la ottava, quella di san Benedetto; la nona, quella di san Pelayo martire, che é dietro la basilica di san Giacomo; la decima, quella della Santa Vergine Maria, che é dietro la chiesa di san Giacomo ed ha una entrata in questa basilica, tra l’altare di san Nicola e quello della Santa Croce.
2. Delle dimensioni della chiesa (segue).
3. Delle finestre (segue).
4. Dei portali (segue).
5. Della fontana di San Giacomo (segue).
6. Del paraiso- atrio della cattedrale. Dietro la fontana si trova l’atrio, come detto prima, selciato; dove si vendono ai pellegrini delle conchiglie marine, le insegne del beato Giacomo; ci si vendono pure degli otri di vino, delle calzature, delle bisacce in pelle di cervo, delle borse, delle corregge, delle cinture, ogni sorta di erbe medicinali e d’altri condimenti, e ben altre cose ancora. Ci sono anche sul cammino francese, dei cambiavalute, degli albergatori e diversi mercanti. L’atrio misura da parte a parte un getto di pietra.
7. Del portale nord o porta di Francia (segue).
8. Del portale sud (segue).
9. Del portale ovest (segue).
10. Delle torri della basilica (segue).
11. Degli altari della basilica (segue).
12. Del corpo e dell’altare di san Giacomo. Fin qui abbiamo descritto le caratteristiche della chiesa; ora vediamo il venerabile altare dell’apostolo. Secondo la tradizione stessa di questa basilica, il corpo del beato Giacomo riposa sotto l’altare principale, magnificamente costruito in suo onore, dentro un’arca di marmo in un bellissimo sepolcro a volta ben lavorato e di dimensioni giuste; é certo che il suo corpo é fisso là, inamovibile, come l’attesta san Téodemiro stesso, vescovo di questa città, che lo scopri’ ai tempi e non riusci’ a spostarlo. Che arrossiscano dunque i rivali transpirenaici che pretendono averne qualche pezzetto o conservare delle reliquie sue. Infatti il corpo dell’apostolo é qui tutto intero, divinamente illuminato da celestiali carbonchi e, senza interruzione, profumato di aromi divini, adornato di luci celesti e sempre onorato dagli angelici presenti. Sopra il suo sepolcro c’é un altare modesto, costruito, dicono, dai suoi discepoli, e che per amore dell’apostolo e dei suoi discepoli nessuno in seguito volle distruggere. E al di sopra si trova un altro altare grande ed ammirevole che misura in altezza cinque palmi, ed in lunghezza dodici, ed in larghezza sette. Cosi’ l’ho misurato io con le mie mani. Il piccolo altare é dunque racchiuso sotto il grande, su tre lati, a destra, a sinistra e dietro; ma davanti é lasciato scoperto, al fine che si possa vedere chiaramente l’altare antico, una volta tolto il davanti dell’altare d’argento. (segue)
13. Del davanti dell’altare d’argento (segue)
14. Del baldacchino dell’altare dell’apostolo (segue).
15. Delle tre lampade (segue).
16. Della dignità della chiesa di San Giacomo e dei suoi canonici (segue).
17. Dei maestri costruttori della chiesa. Dell’inizio e della finizione dell’opera. I maestri costruttori che intrapresero la costruzione della cattedrale di Santiago, si chiamavano don Bernardo il vecchio, maestro ammirabile, e Roberto, con altri cinquanta muratori più o meno che li’ lavoravano assiduamente, sotto la direzione sollecita di don Wicarto, don Segredo, priore del cabildo, e l’abate don Gundesindo, durante il regno di Alfonso, re di Spagna, e durante il vescovato di don Diego I, uomo generoso e grande guerriero. Il tempio inizio’ nell’anno 1078. Da questa data fino alla morte di Alfonso, valoroso ed illustre re d’Aragóna, si contano 59 anni; e fino all’assassinato di Enrico, re degli Inglesi, 62 anni; e fino alla morte di Louis le gros, re dei franchi, 63; e dall’anno in cui si colloco’ la prima pietra fino all’ultima passarono 44 anni. Da allora ad oggi, questo tempio brilla per la luce dei miracoli di Santiago, poiché colà si concede la salute agli infermi, si ridà la vista ai ciechi, si scioglie la lingua ai muti, si riapre l’udito ai sordi, si risana l’andatura agli storpi, si concede la liberazione agli indemoniati, e cosa ancora più grande, si ascoltano le preghiere dei fedeli, si apre il cielo a quelli che lo invocano, si consolano gli afflitti, e tutti i popoli stranieri di tutte le parti del mondo accorrono in gruppo a presentare le loro offerte in onore del Signore.
18. Della dignità della chiesa di Santiago. Non si deve dimenticare che il beato papa Callisto, di degna e buona memoria, trasferi’ la dignità arcivescovile da Merida, metropoli nel paese dei Saraceni, alla basilica di san Giacomo ed alla sua città, e gliela dono’ per amore dell’apostolo ed in suo onore; e per questo consacro’ e confermo’ Diego, uomo di nobili origini, primo arcivescovo al seggio apostolico di Compostella. Infatti, lo stesso Diego (Gelmirez) era prima il vescovo di Santiago.
CAPITOLO X
DEL NUMERO DEI CANONICI DI SANTIAGO.
A questa chiesa sono legati, secondo la tradizione del numero dei 72 discepoli del Cristo, 72 canonici, seguendo la regola del beato Isidoro di Spagna, dottore. Le offerte all’altare di San Giacomo sono spartite per settimane successive. Al primo sono dato le offerte della prima settimana; al secondo, della seconda; al terzo, della terza; e cosi’ via fino all’ultimo. Ogni settimana, per tradizione, si fanno tre parti delle offerte, di cui la prima va al canonico cui spetta; delle due restanti si dividono in tre parti, di cui una per il sostentamento dei canonici, l’altra per le opere della basilica, la terza all’arcivescovo. Pero’ le offerte della settimana tra le Palme e Pasqua sono date ai poveri pellegrini di San Giacomo dell’ospizio. Ben più, se si osservasse la giusta legge di Dio, della decima parte delle offerte fatte all’altare di San Giacomo dovrebbe essere dato in ogni tempo ai poveri che arrivano all’ospizio. Infatti, tutti i poveri pellegrini, la notte che segue il giorno del loro arrivo all’altare del beato Giacomo, devono ricevere all’ospizio, per amore di Dio e dell’apostolo, l’ospitalità completa; i malati devono essere caritativamente curati fino alla loro morte o fino alla loro completa guarigione; come si fa in effetti a San Leonardo di Noblat, dove i poveri pellegrini che arrivano ricevono ogni riconforto. Inoltre si devono dare, secondo gli usi, le offerte che arrivano all’altare dopo l’inizio della mattina e fino alla terza, ogni domenica, ai lebbrosi della città. E se qualche prelato di questa basilica commette qualche frode a questo soggetto, o storna in qualche modo le offerte da dare, come noi lo abbiamo indicato, che il suo peccato sia tra lui e Dio.
CAPITOLO XI
COME DEVONO ESSERE ACCOLTI I PELLEGRINI DI SANTIAGO.
I pellegrini, poveri o ricchi, che tornano da Santiago o ci vanno, devono essere ricevuti da tutti ed onorati con carità; poiché chiunque li avrà ricevuti ed ospitati con sollecitudine, avrà per ospite non solo il beato Giacomo, ma il Signore stesso; questo Signore che ha detto nel Vangelo “Chi vi riceve, mi riceve”. In altri tempi furono numerosi quelli che provocarono la collera divina, poiché non avevano voluto ricevere i pellegrini di San Giacomo e gli indigenti. A Nantua, che é una città tra Ginevra e Lyon, la tela d’un tessitore che aveva rifiutato del pane a un pellegrino di San Giacomo che gliela aveva chiesto, cadde d’un colpo a terra strappata in mezzo. A Villeneuve, un povero pellegrino di San Giacomo chiese a una donna, che teneva del pane sotto le ceneri calde, l’elemosina per l’amore di Dio e del beato Giacomo; lei rispose che non aveva pane. Il pellegrino le rispose: “Piaccia al cielo che il pane che tu hai si trasformi in pietra!”. E quando il pellegrino si era allontanato da quella casa, quella donna cattiva si avvicino’ alle ceneri per prendere il suo pane; lei trovo’ al posto del pane una pietra rotonda. Pentita, si mise alla ricerca del pellegrino, ma non lo trovo’ più. Nella città di Poitiers, due valorosi francesi, tornando da Santiago senza nulla, chiesero l’ospitalità per l’amore di Dio e di san Giacomo, dalla casa di Jean Galtier fino a Saint-Porchaire, ma non ne trovarono. Siccome erano ospitati da un povero nell’ultima casa vicino alla basilica del beato Porchaire, ecco che per vendetta divina un incendio violento brucio’ quella notte tutta la strada, cominciando dalla casa dove avevano chiesto ospitalità fino a quella dove erano ospiti; e queste case erano circa un migliaio; la casa dove erano ospiti resto’ intatta, per la grazia di Dio. É per questo che si deve sapere che i pellegrini di Santiago, sia poveri, sia ricchi, devono essere ricevuti di diritto e curati con attenzione.
Qui finisce il quinto libro di san Giacomo apostolo.
Gloria a colui che l’ha scritto ed a colui che lo legge.
Questo libro, la chiesa di Roma, per prima, lo ricevette sollecitamente; lo si trova manoscritto infatti in alcuni luoghi, come Roma, vicino a Gerusalemme, in Francia, in Italia, in Germania, in Frisia, e principalmente a Cluny.