Come si costruisce un cammino: Imparare con José de la Riera
“Txema, quando si fa una cosa con passione, va avanti da sola, senza passione non c’é nulla. Pero’ ti voglio raccontare qualcos’altro, adesso che non ci sente nessuno (e non ridere).
Quando Elías ci lascio’, desiderammo essere più puri di lui. Valiña non voleva vedere la variante di Samos, per lui il Camino andava per San Xil, ed aveva ragione, tutta la ragione; prima non lo ascoltavamo perché siamo testoni. Aveva svolto un lavoro di investigazione lungo, continuo e testardo, pero’ la sua base erano gli informatori che aveva sul terreno, ne aveva a dozzine. E questo fu la cosa più importante che raccogliemmo da lui, il lavoro improbo a pié dell’opera.
Il procedimento é sempre lo stesso: archivi, consumarsi gli occhi leggendo tutto, cercare cartografía storica, interpretarla, tornare a leggere, parlare con i “saggi” (e ci sono, basta cercarli)… e andare sul terreno. Io lo faccio con lo zaino e la gaita a tracolla.
Solo quando ti sei bevuto il vino di tutte le taverne, fatto festa in tutte quante, sbagliato cento volte (il passaggio dalla”investigazione da studio” alla realtà attuale del territorio é una permanente lezione di umiltà) e solo quando ti sei fatto accompagnare da dozzine di anziani del posto perché ti dicano: “il cammino antico?, guarda, il cammino antico finisce nella proprietà del Maximino, non lo sai?”, e solo quando ti dimostrano anche che realmente non sai nulla e che devi cominciare ogni giorno da zero, solo allora e mai prima, comincerà ad apparire il tracciato. Prima devi suonare molte volte la gaita, ridere con i vecchi nelle taverne, dormire nelle loro case o stalle, berti tutti i vini (i buoni come gli infami), ascoltare molto, andare e andare, avanti e indietro, sbagliarsi molto, rettificare… E così, credimi, che sono stati creati più di tre dei “Cammini” attuali che ora sono proprietà statale. Non ci credi? Un giorno te lo racconterò con calma davanti a un buon fuoco, il vino ce lo metto io, le risate spero che le metta tu, pero’ credimi, cosí si scrisse la storia (e probabilmente si continuerà a scrivere).
Un forte abbraccio, amico mio, non raccontarlo a nessuno”