Presentato come grido di raccolta o di incoraggiamento dei pellegrini, la parola Ultreia conserva un certo mistero. Concorre alla magia dei cammini di Santiago ed alimenta i sogni dei pellegrini di Compostella.
L’origine di questa parole non é ancora ben certa. per alcuni deriva dal latino: ultra. Per altri, avrebbe piuttosto un’altra origine, dato che si trova due volte questa parola nel Libro I del Codex Calixtinus, manoscritto del XII secolo della cattedrale di Compostella. E’ incluso in due poemi latini di cui i titoli sottolineano l’apporto di parole straniere, «greche e ebraiche» :
Una volta nel capitolo XXVI foglio 120 v°, nella messa di san Giacomo detta di Callisto, in questo verso : suseia, ultreia. Questo verso appartiene alla decima strofe della «prosa di san Giacomo in parole latine, greche ed ebraiche abbreviata dal papa Callisto» e composta come un poema di 14 strofe. Sopra le parole ” suseia, ultreia” sono scritte nel manoscritto le parole “sursum perge, vade ante” che significano «alzati, va avanti».
Una volta nei «supplementi», foglio 193/122, nella quarta strofe (su 13) di un poema intitolato ” Alleluia” in greco.
“Herru Sanctiagu / Gott Sanctiagu / E Ultreia, e suseia / Deus aia nos”.
Questa strofe di quattro versi é scritta in una lingua di tipo germanico. Si può tradurre cosi’ : «Monsignor Santiago / Buon Santiago / andiamo più lontano, più in alto / che Dio ci aiuti».
Da dove viene questa quartina ? E’ nata senza dubbio da canzoni popolari germaniche riprese dal XI secolo almeno, nei testi clericali largamente diffusi in tutta l’Europa, sia in intero (esempio 2), sia parzialmente (esempio 1), prima di arrivare fino a Compostella da dove ha potuto sciamare ancora.
Dopo 1150, lo si ritrova in una seconda versione del Libro di san Giacomo, in un canto versificato intitolato «verso d’Aimeri Picaud, prete di Parthenay» che riassume la vita di san Giacomo e recita i 22 miracoli che gli sono attribuiti [1] .
Si puo’ immaginare che la parola “ultreia”, isolata, fu ripresa come grido di battaglia o grido di gioia dai pellegrini di Santiago, che andassero a Compostella, verso gli altri suoi santuari o verso ogni altro santuario. Lo si ritrova, francesizzato, in numerosi testi medievali, come nel “Roman de Renart” :
«ils ont crié oultrée / Et puis chez eux s’en sont retournés» (hanno gridato ultreia e poi sono ritornati a casa loro)
Ma ha potuto essere anche grido di guerra, associato all’azione del pellegrinaggio specifico delle Crociate: nel XIII secolo, il trovatore Guiot de Dijon l’utilizza in questo senso quando fa cantare la giovane fanciulla che piange il suo bel cavaliere partito in Terra Santa :
«Mon Dieu, quand ils crieront Oultrée, Ô Seigneur, aidez mon pèlerin pour lequel je suis épouvantée car impitoyables sont les Sarrasins». (mio Dio, quando grideranno Ultreia, o Signore, aiutate il mio pellegrino per cui tremo perché sono spietati i Saraceni).
Questa strofe nata più di mille anni fa é ancora viva. Oggi é il refrain di una canzone per i pellegrini di Compostella composta da Claude Bénazet e che figura nella Guida spirituale del pellegrino dell’abbazia di Conques :” Ultreia, ultreia, et suseia / Deus adjuva nos”.
Bernard Gicquel con la collaborazione di M. V. Cambriels et D. Péricard-Méa
L’uomo che in questo video canta l’inno dei pellegrini di Santiago è Bernard Eyharts, che ospita i pellegrini con sua moglie Lucie nella loro Ferme (fattoria) Gaineko Etxea 1Km a sud-est di Ostabat.
Non è messer Bernard che canta, E’ il suo cuore che, colmo di commozione, a raccontare al pellegrino per Compostella, in anteprima, le commozioni che l’attendono una volta raggiunta la meta. Dopo l’abbraccio con l’Apostolo, tutta la fatica svanisce, scompare.