Tratto dal libro: “Le Matamore, mythe, images et réalité” di Denise Péricard-Méa
Il Matamori e Carlo V
L’immagine di san Giacomo cavaliere, protettore dei fedeli che l’implorano nei loro combattimenti, si é diffusa in Europa, in parte grazie a Carlo Quinto.
Dal 1315, gli svizzeri avevano fatto di san Giacomo l’apostolo della loro indipendenza gopo la loro vittoria sugli Austriaci a Morgarten, dove eressero una chiesetta San Giacomo che testimoni la loro riconoscenza. Ma questa chiesetta non contiene la rappresentazione del santo guerriero.
Molto più tardi, si ritrovano delle rappresentazioni di san Giacomo a cavallo che calpesta dei combattenti dove gli spagnoli hanno combattuto. Cosi’ le si trova nelle Fiandre, su un retablo a Chimay (Belgio) nella collegiata Saints-Pierre-et-Paul (XVII secolo), su un quadro nella chiesa San Giacomo di Bruges (XVII secolo), etc.
Le rappresentazioni dipinte o incise sono più numerose delle statue, poiché meno costose.
Oltre le Fiandre, sono presenti in Italia, in Austria e fino in Polonia. L’influenza di Carlo Quinto puo’ essere percepita in questa presenza del Matamori. Erede del trono di Spagna nel 1516, obbligato di affrontare parecchie insurrezioni spagnole contro un re straniero e che parlava male il castigliano, egli adotta come patrono il loro stesso patrono, ma nella versione san Giacomo combattente. E’ cosi’ che si ritrova l’apostolo con l’insegna dell’Ordine di Santiago, di cui il re é il Gran Maestro, su una lettera iniziale di un atto firmato da lui nel 1530 o su una delle sue bandiere, disegnata nel libro illustrato del suo corteo funebre.
Il grande stendardo dei colori di Carlo Quinto
Questo stendardo, dalle figure significative, sviluppa un simbolismo molto forte. Testimonia che Carlo Quinto ha voluto essere il difensore della cristianità di fronte ai Mori, di cui ha represso la rivolta a Granada, a Valencia ed anche in Aragona, prima di andare a combattere i Barbareschi o i Turchi nel Mediterraneo e nei Balcani.
E’ certo che questo stendardo vi fu dovunque presente, con les sue tre immagini di tre dimensioni differenti.
La più grande, posta presso l’asta, rappresenta san Giacomo con il suo cappello da pellegrino, montando il suo cavallo bianco che calpesta dei cavalieri Mori (o Turchi, con la falce di luna), la spada alzata nella mano destra e nella sinistra lo stendardo dell’Ordine di Santiago con la croce greca e le quattro conchiglie.
La seconda immagine presenta le due colonne d’Ercole (lo stretto di Gibilterra), ciascuna avvolta da un cartiglio con il motto di Carlo Quinto, Plus Oultre, separate dall’Aquila reale germanica.
La terza é la croce di Sant’Andrea semplice (due tronchi nudi incrociati), emblema della Borgogna e quella del Toson d’Oro.
Nell’angolo superiore sinistro, Dio Padre supervisiona il tutto, seduto su una nuvola. La disposizione di queste tre immagini é anch’essa significativa : sotto lo sguardo di Dio, Carlo Quinto affida la sua sorte a san Giacomo, grande Maestro prima di lui dell’Ordine di Santiago. Egli non é che il suo luogotenente sulla Terra, mentre é il capo dei dei cavalieri del Toson d’Oro che invece lo seguono.
Questo stendardo fà parte del grande libro illustrato stampato dopo la morte di Carlo Quinto (21 settembre 1558 al convento di Yuso in Estremadura) e dopo la più importante delle cerimonie funebri, quella organizzata a Bruxelles il 29 dicembre 1558, la sola a cui assistette suo figlio Filippo II. Non abbiamo molte informazioni di questa grandiosa cerimonia a cui assistettero numerosi cavalieri del Toson d’Oro, a parte il fatto che fu organizzata dall’araldo d’armi dell’Ordine.
Ma rimane del lungo corteo funebre un libro d’immagini impresso l’anno seguente, di cui un esemplare é conservato nella biblioteca municipale di Besançon sotto il titolo:
La magnifica e sontuosa pompa funebre fatta alle esequie e funerali del molto grande e molto vittorioso imperatore, Carlo quinto, celebrate nella città di Bruxelles il 29imo giorno del mese di dicembre 1558 da Filippo, re cattolico di Spagna, suo figlio. A Anversa, nella stamperia di Christophe Plantin, 1559.
Vi si possono vedere dei carri che portano delle architetture effimere tra cui una cappella funebre, dei cavalli con armatura e numerose bandiere e stendardi portati dagli ufficiali che avevano servito sotto Carlo Quinto.
Lo stendardo che ci interessa é intitolato Il grande stendardo dei colori. Altro simbolo, é portato da Stefano Doria, signore di Dolceacqua, conte della Rocchetta che, nel 1543 aveva aiutato Carlo Quinto durante l’assedio di Nizza fatto da François Ier alleato dei Turchi comandati da Solimano il Magnifico.
Nel XIX secolo, qualche studioso dell’arte ha voluto pure credere che l’imperatore si era fatto raffigurare nel nel san Giacomo, o gli avesse prestato le sue fattezze, ma l’ipotesi é oggi abbandonata.
In Germania, Austria e Polonia, il Mataturcos
In Germania, Austria e Polonia, san Giacomo combattente é rimasto, anche dopo la morte di Carlo Quinto, spesso armato con la spada dell’Ordine di Santiago, per continuare la difesa della Cristianità. La denominazione di Mataturcos puo’ essergli data anche se nessun testo dell’epoca lo presenta come tale. Ma é in Polonia che il ricordo di san Giacomo ausiliario della lotta contro i Turchi a Ostrorog, nella Grande Polonia, é stato più significativo. Nel 1676, il curato del posto pubblicava un opuscolo dal titolo : San Giacomo il maggiore apostolo, i miracoli d’Ostrorog, un santo che bisogna ringraziare : «Grazie dovute al grande apostolo, il patrono polacco, durante la guerra turca». « san Giacomo non é più per i polacchi uno straniero, ma il loro patrono e concittadino».
L’immagine di copertina presenta in primo piano un san Giacomo tranquillo, ma pare che il suo intervento militare sia evocato dal cielo tempestoso visibile dalla finestra, che evoca il « fuoco del cielo » che cade sui nemici. Questa guerra contro i Turchi si chiude con la vittoria di Jean Sobieski, che li batte a Chocim nel 1673, a 200 km da Ostrorog. Il ricordo viene custodito nella chiesa di San Giacomo che deteneva una reliquia del santo. Sobieski doveva avere una grande devozione ereditata da suo padre Giacomo che era andato fino a Compostella. La biblioteca polacca di Parigi conserva 17 incisioni destinate ad ornare una Vita di san Giacomo a cui sono dedicate.
Una incisione del XVIII secolo commemora la famosa battaglia di Vienna del 1683 a cui hanno partecipato gli eserciti di Carlo V di Lorena e di Jean Sobieski. Vi é rappresentato il Mataturcos ancora sul suo cavallo, sospeso in aria, spada alla mano per venire in aiuto all’abbazia di Melke assediata dagli Ottomani.
Meno nettamente visibile, fà la stessa cosa nei retabli delle chiese di San Giacomo di Pottendorf (1714/17) e di Kaltenleutgeben (1729/32), rispettivamente a sud ed a sud-ovest di Vienna.
Matamoro in Italia
Il Matamoro a Montegrazie (Dr Andrea Carloni, Rimini).
In Italia sono rappresentate poche immagini del Matamori. Dal XV secolo, se ne trova una a Montegrazie, in Liguria, nell’entroterra della Riviera di Ponente, su un affresco datato 1498. Si tratta proprio di san Giacomo poiché l’affresco fà parte di un insieme dove si trova la leggenda dell’impiccato ed un altro miracolo di san Giacomo, quello del morto trasportato in una sola notte a Compostella. Qui non figura nessun blasone dell’Ordine di Santiago. Il cavaliere porta il cappello del pellegrino, con una conchiglia e due piccoli bordoni. Quale ne puo’ essere l’origine? Andrea Doria, signore della città da cui dipendeva Montegrazie fu anche al servizio di Ferdinando I d’Aragona. Nel Mediterraneo, fu anche lui un combattente dei Mori e dei Turchi.
Sempre in Liguria, a Chiavari (Genova), c’é un affresco del 1854, dipinto nella chiesa di San Giacomo di Rupinaro.
Un altro Matamori si situa a Camaro (Messina- Sicilia), del XVII secolo anche questo, marcato dalla croce di Santiago. Si trova su un carro che porta la statua di san Giacomo, nella cappella omonima dentro la chiesa di Santa Maria Incoronata.
Sempre in Sicilia, la chiesa di Capizzi possiede due statue di questo tipo. Ed un motivo in rilievo del XVI secolo orna la facciata principale dell’antica cattedrale di Mazara del Vallo. Non rappresenta san Giacomo, ma Ruggero il Normanno che abbatte un saraceno. Se Ruggero il Normanno, nel 1075, conquisto’ la città ai Saraceni, sembra comunque che la scultura sia un omaggio alla vittoria di Lepanto contro i Turchi nel 1571. L’originalità consiste nel fatto che il liberatore non é qui il san Giacomo venuto dal cielo, ma il vincitore venuto dalla Normandia, costruttore della cattedrale al posto della moschea e benefattore di tutta la diocesi. Bell’omaggio.
Dal 1570 al 1588 il vescovo del posto, Bernardo Gasch, fu uno spagnolo originario di Toledo, nominato dal re Filippo II di Spagna. Nulla di stupefacente quindi che il tema scelto sia questo. Bisogna aggiungere che questo rilievo non terminato non é al suo posto iniziale, ma che fu messo li’ in epoca barocca.
NdT:
un bassorilievo in marmo bianco che rappresenta san Giacomo matamori sul suo cavallo bianco esiste nella chiesa di san Giacomo maggiore di Mandas (provincia di Cagliari- Sardegna), antica capitale del ducato di Mandas che si sviluppava dai confini di Cagliari verso il nord dell’isola, possesso di duchi di origine valenziana e castigliana per tutto il periodo della dominazione spagnola. Come a Mandas ci sono molte altre chiese di San Giacomo sparse nell’isola, frutto di un culto antico, ma anche dei 300 anni di occupazione spagnola. Un cammino di Santiago é stato tracciato nell’isola collegando questi luoghi. (flavio vandoni)
Il Matamori in Francia
Il Matamori é poco rappresentato in Francia. Il museo Unterlinden a Colmar conserva una incisione di Martin Schongauer, datata degli anni 1470-1480 ed intitolata « la battaglia di Clavijo ». San Giacomo porta il suo cappello da pellegrino e, come a Santiago de Cacem, volge lo sguardo verso gli spettatori, indifferente all’azione. Pare che questa incisione abbia ispirato la composizione della vetrata della chiesa di Notre-Dame-en-Vaux a Châlons-en-Champagne, datata 1525 circa (questa data é stata aggiunta nella restaurazione del 1901). Nella parte bassa Nord, forma i tre registri della parte 27. Al centro della composizione, la battaglia occupa la maggior parte della vetrata, su dodici pannelli, mentre il registro superiore presenta la Trasfigurazione, a cui san Giacomo assiste ed il registro inferiore i commanditari che circondano san Giacomo nella sua maestà. Vista la sua somiglianza con il disegno di Martin Schongauer, questa battaglia é stata molto tempo confusa con quella di Clavijo o quella di las Navas de Tolosa nel 1212, come si pensava prima.